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martedì 24 giugno 2014

Parchi e Siti Archeologici

In Calabria vari sono i luoghi (o gruppi di luoghi) in cui si conservano tracce dell'attività umana del passato che sono stati indagati e scavati attraverso l'impiego di metodologie archeologiche od, in alcuni casi, ancora da scoprire. Si può affermare con certezza che, in questa regione, non esista un luogo dove non si trovino reperti già portati alla luce o quantomeno dove non si preveda di trovarne. Tra i siti/parchi archeologici calabresi elenchiamo (in ordine di importanza) quelli meritevoli di escursione da svolgere in giornata:

PARCO ARCHEOLOGICO DI SIBARI
Provincia: Cosenza
Comune: Cassano allo Ionio
Coordinate Gps: 39°43'2" N - 16°29'24" E
Tel: +39 0981 79 391  /  +39 0981 79 392
E-mail: sibaritide@beniculturali.it
Periodo di apertura: chiuso il lunedì
Orario: dalle 9.00 ad un'ora prima del tramonto
Ingresso: libero
Il sito archeologico di Sibari è ubicato sulla costa Ionica della Calabria, a breve distanza dalla foce del fiume Crati. Questa parte del territorio calabro, nota topograficamente come sibaritide vide il sorgere, lo sviluppo, l'espansione e poi il declino della grande polis di Sibari; qui furono impiantati, in epoche successive alla distruzione della città greca, sovrapponendosi in parte alle sue rovine, prima il centro ellenistico di Thurii e poi quello romano di Copia. Questa eccezionale stratificazione fa di Sibari uno dei siti più estesi ed importanti del Mediterraneo di età arcaica e classica. La vita del sito ha inizio nel 720 a.C. con la fondazione della colonia achea di Sibari; si interrompe nel 510 a.C. con la distruzione della città da parte dei crotonesi; ricomincia nel 444-443 a.C. con la fondazione della panellenica Thurii e si prolunga attraverso l'età romana con la deduzione della colonia latina di Copia nel 193 a.C. e la sua trasformazione in municipio romano nell'84 a.C.. In età imperiale, dal I° al III° secolo d.C., riprende con nuovo vigore ma a causa del crescente impaludamento del territorio inizia una lenta decadenza ed un graduale disuso attraverso il V°-VI° sec. d.C.; nel VII° secolo il sito era ormai definitivamente abbandonato.

PARCO ARCHEOLOGICO DI CAPO COLONNA
Provincia: Crotone
Comune: Crotone
Coordinate Gps: 39°1'33" N - 17°12'12" E
Tel: +39 0962 93 48 14  /  +39 0962 20 179
Periodo di apertura: tutti i giorni
Orario: dalle 8.00 ad un'ora prima del tramonto
Ingresso: libero
La zona del Parco Archeologico di Capo Colonna sorge sul promontorio Lacinio laddove un tempo era l'importante e ricco tempio di Hera (VI°-V° secolo a.C.); esso garantiva l'incolumità di chi vi si rifugiava essendo eretto in onore di Hera Lacinia (Giunone), dea liberatrice e guerriera e, secondo recenti studi archeologici, lo stesso Annibale vi allestì il proprio accampamento nel 203 a.C. Da questo famoso luogo di culto, citato nelle fonti antiche perchè venerato da tutti i popoli intorno nonchè sede della Lega Italiota (V° secolo a.C.), nel 173 a.C. il censore Quinto Fulvio Flacco ordinò che venissero asportati i marmi per reimpiegarli nel tempio della Fortuna Equestre in Roma ma, per volere del Senato, fu costretto a riportarli a Crotone. I resti del tempio e le campagne di scavo dimostrano che si trattava di uno degli edifici sacri più grandi dell'antichità e, oggi, una delle aree di maggiore interesse archeologico del mezzogiorno d'Italia. Costruito verso il mare e posto su un grande basamento di forma rettangolare, era lungo 150 metri e largo 50 e possedeva 13-15 colonne in stile dorico sui lati lunghi e 6 sul lato corto. Nell'area sono stati rinvenuti resti degli elementi più essenziali di un grande tempio sacro: il temenos, il katagogion, una stoa ed il tempio dorico con l'unica colonna superstite. Altri edifici per i banchetti e gli ospiti sono stati rinvenuti nell'area, insieme ad edifici di età romana con pavimenti in mosaico. Di epoca bizantina è, invece, la preesistenza dell'attuale chiesa dedicata alla Madonna di Capo Colonna.

PARCO ARCHEOLOGICO DI SCOLACIUM
Provincia: Catanzaro
Comune: Borgia
Coordinate Gps: 38°48'28" N - 16°35'43" E
Tel: +39 0961 39 13 56
Periodo di apertura: chiuso il lunedì
Orario: dalle 8 ad un'ora prima del tramonto
Ingresso: libero
L’antica città di Scolacium sorgeva lungo la costa ionica dell’odierna Calabria, a presidio del Golfo di Squillace. Il luogo prescelto per la strutturazione dell’insediamento greco e poi romano, è caratterizzato morfologicamente da una breve pianura costiera, creata da accumuli fluviali della vicina foce del fiume Corace e alluvionali, portati per azione del regime torrentizio stagionale. L’area del parco archeologico di Scolacium, attualmente espropriata, faceva parte dei possedimenti delle famiglie dei baroni Mazza e, prima ancora, della famiglia Massara di Borgia, che avevano qui un’azienda per la produzione di olio. In questo luogo, fin dal 1800, emersero numerosi reperti antichi conservati dalle famiglie proprietarie del fondo. I ritrovamenti più antichi, all’interno del territorio di Roccelletta, risalenti al paleolitico inferiore e superiore, sono alcuni reperti costituiti da industria litica su selce ed ossidiana. I reperti sono stati ritrovati sulla collina detta di Santoregno, alle spalle della pianura che ospiterà la città classica. Di Skylletion sono note le vicende riportate dal geografo Strabone, il quale ci informa sulle vicende mitiche di fondazione dell’apoikia ad opera di Menesteo. Plinio, successivamente, riprende e conferma la fondazione Ateniese, integrata più tardi dalle notizie fornite da altre fonti che parlano della compresenza dell’eroe Ulisse e di un suo contributo nella fondazione della città. Archeologicamente pressoché ignota è la struttura dell’insediamento greco, indiziato unicamente da materiali sporadici. Unico frammento architettonico di epoca greca è una porzione di capitello dorico in calcarenite trovato nei saggi sulla collina della necropoli bizantina. tra il 123 e il 122 a.C., venne dedotta una colonia Romana la cui vita, seppure con alterne vicende di abbandono e rioccupazione, si protrarrà fino ad età bizantina. Dopo il momento di massima fioritura, successivo alla rifondazione di Nerva e protrattosi fino al III° secolo d.C., inizia il lento abbandono delle strutture cittadine attorno al IV° secolo d.C. La città si sposta verso la collina del teatro che viene occupata dall’abitato tardo romano, abbandonato anche esso intorno al VI° secolo d.C. Tra i settori di scavo meglio indagati della Scolacium romana è l’area pubblica del foro. La grande piazza misura 38,14x 81,60 metri ed è orientata nord/ovest-sud/est. Il suo impianto avvenne subito ai piedi della collina di Rotondone, sviluppato in direzione del mare ed aperto a nord verso la pianura alluvionale creata dal fiume Corace. Il centro politico ed economico della colonia venne pianificato in questo luogo sin dalla fondazione graccana, in questa fase i lati lunghi erano bordati da un colonnato tuscanico in calcarenite che dava accesso ad una serie di tabernae quadrate di 6x6 metri, tuttora visibili, ristrutturate nella fase edilizia di età Augustea. Lungo il lato corto, a nord/ovest, passava la principale via della città, il decumano massimo, che originariamente giaceva a livello della piazza. Tra i principali monumenti che si affacciano nella piazza il più importante era il Capitolium, sede del culto principale della città romana, situato lungo il lato breve a nord/ovest, oltre il decumano massimo e al di sopra di un muro di terrazzamento in opera quadrata. Il decumano venne lastricato con basoli di granito locale di forma irregolare e può essere datato ad età tarda repubblicana prima - imperiale, su base paleografica grazie all’iscrizione di Decimio Secundio. Al posto delle tabernae a nord verranno costruiti due edifici destinati a funzioni pubbliche rappresentative ed amministrative. Dall’area circostante provengono alcuni dei più importanti ritrovamenti nella colonia ovvero i togati di marmo. Accanto al Caesareum venne realizzato durante il I° secolo d.C. un edificio di 12x 8 metri, in opera reticolata con due bassi gradini laterali lungo le pareti dei lati minori. Per analogia con simili ambienti in altre città (Verona, Roma) è stato accertato che si tratta della Curia, sede del senato locale (ordo decurionale) che amministrava la città. Durante il III° secolo d.C. sulla parete di fondo del lato lungo venne edificato un podio, al di sopra dei resti di un mosaico a tessere bianche e nere della metà del II° secolo d.C. Oltre il foro sulla sinistra, si sviluppa la struttura del teatro di Scolacium, scavato tra il 1965 e il 1975, e successivamente nel 2001, mostra anche esso i segni della spoliazione.

PARCO ARCHEOLOGICO DI LOCRI EPIZEFIRI
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Locri
Coordinate Gps: 38°12'27" N - 16°14'12" E
Tel: +39 0964 39 00 23
E-mail: sba-cal.muslocri@beniculturali.it
Periodo di apertura: chiuso il lunedì
Orario: dalle 9.00 ad un'ora prima del tramonto
Ingresso: 4 Euro (intero), 2 Euro (ridotto)
Locri Epizephiri fu fondata da coloni greci, provenienti dalla Locride, probabilmente alla fine dell'VIII° secolo a.C. Fu la città della musica, del canto e delle arti, nonchè patria di Zaleuco, uno tra i maggiomente noti legislatori dell'età classica. Dell'antica città si conservano l'impianto urbano, mirabilmente pianificato, un monumentale teatro e resti di numerosi templi. Dal tempio ionico di contrada Marasà provengono le celebri statue marmoree dei Dioscuri, i fratelli divini che scendono da cavallo e il Trono Ludovisi, bassorilievo di marmo raffigurante Afrodite che, un tempo, ornava il pozzo del tempio. Al di sopra della collina del teatro si trovano i resti del Santuario di Zeus di Casa Marafioti. Ancora più a nord, in località Caruso, fuori dal circuito murario è stato identificato e scavato un Santuario dedicato al culto delle ninfe, realizzato all'interno di una grotta naturale oggi crollata. Ancora più a nord, nel Vallone dell'Abbadessa oltre la porta urbana, è il Santuario di Persefone, sul colle Mannella. Edificato su di una terrazza trapezoidale presenta una lunga frequentazione che va dal VII al III sec. a.C. e che Diodoro Siculo definisce il più importante Santuario d'Italia. Importanti infine anche le necropoli locresi, distribuite in età greca ai margini dell'area urbana e al di fuori del perimetro della cinta muraria, nelle contrade Lucifero, Parapezza e Monaci. Qui Paolo Orsi, famoso archeologo, vi condusse campagne di scavo tra il 1910 e il 1915, individuando circa 1700 tombe, prevalentemente a inumazione (a fossa, a cassa di tegole e alla cappuccina) con una limitata percentuale di incinerazioni. I materiali che costituivano i corredi coprono un arco cronologico che va dal VII° al II° secolo a.C. e, tra questi, rivestono particolare importanza gli specchi costituiti da un disco di bronzo lucidato sorretto da manici di fogge eterogenee, tra le quali le figure umane.

PARCO ARCHEOLOGICO DEL NANIGLIO
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Gioiosa Jonica
Coordinate Gps: 38°19'51" N - 16°17'51" E
Tel: +39 0964 51 536
E-mail: affarigenerali.gioiosa@asmepec.it
Periodo di apertura:
Orario:
Ingresso: libero
Fuori dal centro storico della cittadina di Gioiosa Jonica si trova la Villa romana del Naniglio, edificata verso la fine del I° secolo a.C. e che raggiunse il massimo splendore intorno al III° secolo d.C., per poi subire un lento e progressivo abbandono nei secoli successivi. La pianta è organizzata secondo un corpo principale di forma allungata, con annessi alle estremità due corpi più piccoli. Gli scavi archeologici, condotti tra il 1981 e il 1986 da Alfonso de Franciscis, hanno messo in luce il settore inferiore del complesso. L’elemento di grande interesse, per l’eccezionale stato di conservazione, è la grande cisterna ipogea a tre navate, alla quale si accedeva in antico dal livello superiore per mezzo di una scala a chiocciola. La copertura della cisterna è costituita da un insieme di volte a crociera, sorrette da otto pilastri quadrati disposti in due file. Alle due estremità di questo settore residenziale si trovano alcuni ambienti, con pavimenti a mosaico policromo a motivi geometrici e intonaco dipinto sulle pareti. Scavi condotti di recente, ma ancora inediti, hanno messo in luce un’ampia sala ottagona e diverse canalizzazioni, una delle quali si collegava probabilmente alla cisterna. Nella zona a Sud di quest’ultima si trova inoltre un complesso di ruderi non ancora scavato, che corrisponde al quartiere termale.

PARCO ARCHEOLOGICO DI KAULON
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Monasterace
Coordinate Gps: 38°26'43" N - 16°34'43" E
Tel: +39 0964 73 90 25
E-mail: amministrativo@comune.monasterace.rc.it
Periodo di apertura: lunedì chiuso
Orario: 8.00-un'ora prima del tramonto
Ingresso: libero
Il sito dell’antica Kaulonia fu individuato dall’archeologo Paolo Orsi nel 1912-13 in prossimità della linea di costa. La città, d’incerta origine, venne fondata secondo alcuni da Crotone e per altri dagli Achei guidati da Tifone di Aegion o ancora da Kaulon, figlio dell’amazzone Klete. L’area urbana era circondata da possenti mura, di cui si conservano larghi tratti, rafforzate da torri quadrangolari. Le aree sacre individuate sono tre e quella meglio conservata è localizzata in prossimità del mare dove troviamo i resti di un tempio dorico, datato intorno al 450 a.C., conservato solo nel basamento. Il suggestivo Faro di punta Stilo, sorse sui resti della cinquecentesca torre del Castellone e su quelli, ancora più antichi, di un santuario del VI° secolo a.C. dedicato ad una divinità protettrice dei naviganti: Poseidon o Apollo Delphinios. L’abitato, che in età ellenistica presentava un impianto ortogonale, è stato ben indagato ed oltre alle abitazioni rinvenute da Orsi, nuovi edifici sono stati scavati in località San Marco (Casa del personaggio grottesco e di Clete) ed ai piedi della collina del Faro (Casa del Drago e Case Tomasello). Nell’area della Casa Matta, all’interno di un monumentale complesso termale di età ellenistica, è stato portato di recente alla luce un esteso mosaico composto da più riquadri decorati con motivi floreali, draghi e delfini. Si tratta del più esteso ed articolato mosaico della Magna Graecia.

AREA ARCHEOLOGICA DI CASIGNANA
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Casignana
Coordinate Gps: 38°7'1" N - 16°9'13" E
Tel: + 39 0964 19 10 888
E-mail: redazione@archeocomunidiqualita.it
Periodo di apertura: tutti i giorni
Orario: sempre fruibile
Ingresso: libero
La Villa romana di Casignana, situata in contrada Palazzi lungo la Strada Statale Jonica 106, sorse in un’area già frequentata in periodo greco, si sviluppò tra il I° ed il IV° secolo d.C. e venne abbandonata nel corso del V° secolo d.C. La villa venne scoperta nel 1963, in occasione dei lavori per la costruzione di un acquedotto, presso la strada statale 106 Jonica ed è stata indagata sistematicamente dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria negli anni ottanta. La villa sorgeva probabilmente sull'antica strada di collegamento tra Locri Epizefiri e Rhegion. Gli scavi archeologici effettuati hanno evidenziato a monte della Statale un ampio complesso termale privato, accessibile da un porticato, mentre a valle è stato messo in luce parte del nucleo residenziale. Nelle terme esistono due nuclei contigui, ciascuno dei quali consente il passaggio da ambienti freddi ad ambienti caldi, secondo la successione canonica frigidariumtepidariumcaldarium. Alcuni ambienti hanno piante complesse, come il frigidarium ottagono pavimentato a mosaico con motivo geometrico a cubi prospettici. Anche altri vani sono notevoli per qualità e varietà dei mosaici: policromi, geometrici o figurati, come il noto mosaico raffigurante un thiasos marino con quattro Nereidi in groppa a mostri con fattezze di leone, tigre, cavallo e toro. Il nucleo residenziale è composto da una sequenza di vani, delimitata verso il mare da un ampio e lungo corridoio terminante alle estremità con due avancorpi semicircolari. Si trattava forse di due torrioni che conferivano un aspetto fortificato all’insieme. Gli ambienti sono pavimentati a mosaici policromi e figurati. I reperti rinvenuti suggeriscono una decorazione sfarzosa degli interni, per la presenza di marmi pregiati, intonaci dipinti e mosaici in pasta vitrea multicolore. Arredi e statue facevano da complemento all’architettura. Dal 1998 il sito è gestito dal comune di Casignana.

PARCO ARCHEOLOGICO DEI TAURIANI
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Palmi
Coordinate Gps: 38°23'39" N - 15°51'55" E
Tel: +39 327 45 60 565
E-mail: parcoarcheologicodeitauriani@gmail.com
Periodo di apertura: aperto Domenica e festivi (1 ottbre-31 marzo); aperto Sabato, Domenica e festivi (1 aprile-30 giugno); aperto tutti i giorni (1 luglio-30 settembre)
Orario: 10-13 e 14.30-tramonto (autunno, inverno e primavera); dalle 10 al tramonto (estate)
Ingresso: libero
Il parco archeologico dei Tauriani "Antonio De Salvo" è ubicato a Palmi, nella zona in cui anticamente sorgeva l'antica città di Tauriana (o Taureanum). Il parco, con i suoi attuali tre ettari di estensione, occupa la parte centrale di un pianoro dominante la costa Viola. Della Tauriana "brettia" (I° secolo a.C.) è possibile ammirare la «casa del mosaico», così chiamata per il rinvenimento di un mosaico figurato che, insieme a un letto di bronzo decorato in argento e pietre preziose, abbelliva un ambiente identificato come sala da banchetto. Al centro della sala, era collocato il mosaico realizzato con minute tessere policrome. Vi è rappresentata una scena di caccia con due cavalieri ed un portatore di lance che si dispongono ai lati di un orso, ferito. Completano la scena, dominata da un grande albero, un cane, un felino e un cinghiale. Dell'area sacra, dedicata a una divinità ancora sconosciuta, sono oggi visibili i resti di un alto podio (m. 10x20 ca) e di un triportico. Originariamente il complesso presentava decorazioni e rivestimenti in pietra locale, marmo e stucchi. Testimonianza archeologica particolarmente significativa di questa nuova fase romana è la costruzione di questo edificio religioso sul ciglio ovest del pianoro di Tauriana, la cui tipologia è un "unicum" nel contesto architettonico e religioso della Calabria antica. L'edificio sacro è orientato a nord-est e s'inquadra tipologicamente tra i templi su podio di tipo etrusco-italico: l'alto podio quadrangolare, impiantato su una fondazione alta 2,25 metri, impostata a sua volta sul banco di roccia naturale, era realizzato in opus caementicium. Un paramento in mattoni rivestiva parzialmente l'elevato, su un paio di laterizi è ancora leggibile il negativo del bollo (C) Numitori, già noto a Palmi poiché impresso su alcuni mattoni rinvenuti fortuitamente, nel secolo passato nell'area di Tauriana. Al di sotto della fase brettia e romana, non ancora visibili, vi sono i resti di capanne di un villaggio dell'età del bronzo, attivo per circa mille anni, a partire da 4.000 anni fa. Le capanne sono realizzate con alti muri in pietra e tetto in materiale deperibile. All'interno del parco archeologico sono collocate sei sculture d'arte, realizzate in blocchi di marmo bianco, opere degli artisti Maurizio Carnevali, Patrick Crombé, Raymond Lohr, Marit Lyckander, Luca Marovino e Maria Rucker. Le sculture sono state realizzate nel luglio 2012 per il simposio denominato Marmytos 2012.

LA NECROPOLI ENOTRIA DI MACCHIABATE
Provincia: Cosenza
Comune: Francavilla Marittima
Coordinate Gps: 39°48'41" N - 16°23'9" E
Tel: +39 0981 99 48 72
Periodo di apertura: tutti i giorni
Orario: dalle 9.00 fino al tramonto
Ingresso: libero
La necropoli di Macchiabate, scavata non completamente dalla Zancani Montuoro negli anni sessanta, è formata da quasi 200 sepolture, le tombe sono dei tumuli di pietra di forma circolare od ellittica. I tumuli non hanno muretto di contorno o fossa o delimitazione del piano deposizione: il morto era deposto con le gambe ritratte su uno strato di sabbia e vicino a lui era disposto il suo corredo funebre composto da vario vasellame di ceramica ed oggetti in metallo, generalmente bronzo, che facevano parte del vestiario del defunto (bracciali, anelli, cinturoni, fibule ecc.) o armi se si trattava di un uomo di rango elevato. Le tombe non avevano assi o impalcature di legno e le pietre erano poste direttamente sul morto e sul suo corredo. La deposizione inizia nell’età del Ferro e sono quattro le categorie di tombe: la prima presenta tombe molto omogenee tra loro nella tipologia del corredo e non presenta contatti con il mondo marittimo del bacino del Mediterraneo; la seconda presenta nel corredo tombale oggetti giunti via mare: pisside sferica, sigilli, la famosa coppa fenicia. Questo testimonia contatti con il mondo greco-orientale già nel periodo del geometrico medio e recente ancora prima cioè del movimento coloniale greco che portò alla fondazione di Sibari nel 708-707 a.C.; nella terza categoria sono presenti oggetti d’importazione Corinzia e d’imitazione coloniale; nella quarta le tombe sono a fossa con sviluppo a spirale (seconda metà del VII° e VI° secolo a.C.).

AREA ARCHEOLOGICA DI PUNTA ALICE
Provincia: Crotone
Comune: Cirò Marina
Coordinate Gps: 39°23'47" N - 17°8'47" E
Tel: +39 0962 37 00 56
Periodo di apertura: tutti i giorni
Orario: dalle 9.00 fino all'imbrunire
Ingresso: libero
Sul promontorio di Punta Alice, località in agro del comune di Cirò Marina, sono stati rinvenuti nel 1924 i resti di un grande tempio dorico, risalente al VI° secolo a.C. e dedicato ad Apollo Aleo, dall'eroe tessalo Filottete, che secondo leggenda, ivi consacrò le sue frecce ad Eracle dopo la vittoriosa guerra di Troia. Che fosse già presente un'area di culto non strutturata, almeno dalla fine del VII° secolo a.C, sembra confermato da una serie di manufatti tipici quali l'idoletto schematico in argento, il kouros dedalico e la statuina fittile di tipo locrese. Distante poco più di 20 km da Crotone, l'area archeologica di Punta Alice potrebbe rappresentare un'area sacra pre-coloniale, inglobata dai greci in epoca arcaica. In origine il tempio dovette essere costituito da una cella (naos) lunga 27 metri e larga quasi 8, completamente aperta sul lato orientale e divisa in due navate da un colonnato, di cui restano le basi lapidee. La struttura, rimase in uso fino alla fine del IV° secolo a.C., momento in cui si pone la trasformazione, ad opera dei Bretti, del tempio in un periptero dorico di maggiori dimensioni (46x19), completamente in pietra, circondato da otto colonne sui lati brevi e diciannove su quelli lunghi. Tra i materiali rinvenuti nell'area emergono offerte votive del periodo arcaico al Tempio di Apollo, parti marmoree dell'Acrolito di Apollo, anch'esse di epoca arcaica, testa, piedi e mano sinistra, esposte al Museo Archeologico di Reggio Calabria.

PARCO ARCHEOLOGICO DI BROGLIO
Provincia: Cosenza
Comune: Trebisacce
Tel: +39 338 92 74 049  /  +39 349 57 50 752
E-mail: info@parcoarcheologicodibroglio.it
Periodo di apertura: tutti i giorni (su prenotazione)
Orario: dalle 9.00-12.30; dalle 16.30 fino al tramonto (Giugno-Settembre)
Ingresso: libero
L'abitato protostorico di Broglio di Trebisacce sorge su un'altura a sperone protesa sulla pianura di Sibari, con una superficie complessiva di circa 11 ettari. La sua morfologia è articolata in diversi terrazzi e alture isolate (ad esempio il pianoro dell'Acropoli e la collina del Castello), che sicuramente hanno costituito, nei mille anni di vita del sito, un sistema relativo a un unico insediamento. L'insieme unitario di pianori risulta ben delimitato e difeso naturalmente su tre lati: a nord e a est dalla profonda incisione del canale Marzuca, mentre a sud-ovest dal ripido pendio verso l'ampia fiumara del Saraceno. La posizione elevata (circa 150-180 m.) rispetto alla pianura garantiva un ottimo controllo della linea di costa e di buona parte del territorio circostante. Una via di accesso al sito si snodava dal canale Marzuca, dove tuttora esiste una sorgente che doveva essere usata per approvvigionare di acqua l'abitato, fino alla sella che collega il sito alle alture retrostanti. La casa centrale, anche detta casa dei bevitori, rappresenta l'abitazione meglio conservata finora rinvenuta a Broglio, e senza dubbio uno dei complessi più interessanti della protostoria dell'Italia meridionale. La casa fu costruita nel Bronzo recente, all'interno di un gradone di terrazzamento già realizzato per edificarvi le capanne nel Bronzo medio (1700-1350 a.C.). La pianta era a ferro di cavallo, con la porta a Est e l'abside a Ovest. La porta era preceduta da una soglia lastricata in pietrame; il pavimento di terra battuta si trovava a quota più bassa di essa, leggermente seminterrato. Le pareti erano di canniccio intonacato di argilla, steso tra i montanti perimetrali, costituiti da robusti pali piantati nel terreno a circa 3 metri l'uno dall'altro; quasi a metà della casa, due pali interni poggiati su pietre piatte sostenevano il tetto. La zona fuoco era vicina al centro, e comprendeva una piastra di focolare in argilla battuta e un piccolo forno fisso.
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