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lunedì 5 gennaio 2015

Chiese e Santuari


Le più belle, imponenti ed artisticamente rilevanti chiese della Calabria. Di seguito vengono elencate in ordine alfabetico:

ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL PATIRE - PATHIRION
ROSSANO CALABRO (CS)
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9.00-14.00 (lun, mer, ven); 9.00-16.00 (mar, gio, sab, dom)
Situata a pochi chilometri da Rossano Calabro e dedicata a Santa Maria della Nuova Odigitria, oggi conosciuta col nome di Santa Maria del Pathire o semplicemente Pathire (nome che deriva dal greco patèr, in segno di devozione al suo padre fondatore San Bartolomeo da Simeri), la chiesa del Pathirion è ciò che resta di un cenobio basiliano del XII° secolo; di architettura normanna, ha all`interno uno splendido pavimento arabo. Fu centro culturale di grande rilevanza in quanto sede di un vastissimo patrimonio librario e di un importante scriptorium. Di quel magnifico complesso è oggi possibile ammirarne le vestigia architettoniche ed artistiche. La chiesa del Pathire, una volta annessa al cenobio, ha una pianta basilicale con tre absidi rivolte a oriente, elemento che lascia pensare sia stato edificata sopra una precedente chiesa bizantina. L'interno è a tre navate divise da colonne in arenaria senza capitelli. Nell'area del presbiterio si possono notare quattro colonnine decorative con capitello corinzio, probabili resti dell'antica colonia greca di Thurii. L'esterno della chiesa è caratterizzato dalle tre grandi absidi circolari in stile arabo-normanno decorate da archi in mattoni e pietre tagliate in cui trovano spazio dei medaglioni con disegni geometrici bicolori. La facciata principale della chiesa del Pathire, invece, è caratterizzata da un portale in pietra con arco ogivale e due rosoni, dei quali il piccolo posto più in alto potrebbe essere più antico.

ABBAZIA DI SANTA MARIA DELLA SAMBUCINA
Loc. Timparello
LUZZI (CS)
Tel: +39 0984 54 54 74
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
A circa 870 metri sul livello del mare sopra il villaggio di Luzzi, immersa nel verde della Sila, sorge l'Abbazia di Santa Maria della Sambucina. Questa Badia fu eretta nella metà del XII° secolo per volontà diretta di San Bernardo di Chiaravalle che inviò nella Valle del Crati i suoi discepoli per ricostruirla su una già esistente dei benedettini "Santa Maria Requisita Nucis", proprio all'interno del castrum Nucis, che contava intorno all'anno mille circa duemila abitanti e ben diciannove chiese, di cui cinque dedicate a San Nicola. La Sambucina all'interno del Regno delle due Sicilie ha rappresentato il fulcro da dove si estese tutto il monachesimo latino partendo dalla Valle del Crati fino ad arrivare in Puglia, Basilicata e Sicilia. Nel corso dei secoli la fama del cenobio dilagò dappertutto ed ebbero ospitalità fra le sue mura regnanti, santi, principi, dotti, giuristi, artisti e vescovi. L'abbazia conservò importanza fino al XVI° secolo. Il monastero originario subì ripetuti danni per frane e terremoti. Nel 1410 si aprì l'epoca degli abati commendatari e il secolo dopo la Sambucina ospitò Carlo V. Alla metà del '500 ebbe inizio la decadenza definitiva; nel 1569 una grave frana danneggiò parte del monastero e della chiesa e nel 1625 furono completati i lavori di ricostruzione. Nel 1780, con lo scioglimento dell'ordine monastico, l'abbazia fu chiusa e nel 1803 gli ultimi resti furono incamerati dallo Stato.

ABBAZIA DI SANTA MARIA DI FONTELAURATO
FIUMEFREDDO BRUZIO (CS)
L’Abbazia di Santa Maria di Fonte Laurato è conosciuta dalle popolazioni locali col nome di Badia di Fonte Laurato, o anche di Santa Maria Assunta, poiché viene qui celebrata la festa del Ferragosto. Nei pressi di detta abbazia troviamo i ruderi della Chiesa del Convento di Santa Domenica, sorta agli inizi del cristianesimo, poi abbandonata e successivamente crollata. Dopo questo evento fu edificata nei pressi un’altra costruzione. All’Abate cistercense Gioacchino da Fiore viene infatti donata dai coniugi Mammistra, nel settembre del 1201, l’attuale Badia. Nel 1202 tale donazione fu confermata da Riccardo vescovo di Tropea annettendo le Chiesa di Santa Domenica, San Pietro e Santa Barbara; nel 1204 le donazioni furono ancora più solennemente confermate da Papa Innocenzo III. Nel 1216 lo stesso Imperatore, Federico II di Svevia, riceve il Monastero sotto la sua protezione e nel 1267 Clemente IV amplia le donazioni aggiungendovi la Chiesa di Sant’Angelo Militino in Rossano, la Grangia di Paola, tenute situate in Sila, le vigne di Cosenza e Amantea ed altro ancora. Durante il periodo napoleonico i monaci e l’abate furono uccisi, il tutto saccheggiato e nello stesso periodo fu soppresso il Monastero. n sommità alla facciata è presente un rosone in pietra. Il portale d’ingresso, che sorge sotto un portico il cui accesso è permesso da quattro arcate a tutto sesto, è a sesto acuto ai lati del quale si hanno due affreschi rappresentanti Santi Pietro e Paolo. La planimetria della chiesa presenta un’unica navata che si conclude con un’abside. Un arco separa la navata dal coro in corrispondenza del quale si trova un campanile. Nel chiostro adiacente si possono notare strutture murarie di età diversa: archi a tutto sesto e a sesto acuto. Sull’altare maggiore è esposta una tavola rappresentante la Vergine risalente al periodo bizantino mentre dietro l’altare si trova un Crocifisso dipinto su croce di legno. Ben conservata è la sedia dell’Abate Gioacchino. Ben tenuta appare la dimora dell’abate.

ABBAZIA FLORENSE
Via Monastero n.2
SAN GIOVANNI IN FIORE (CS)
Tel: +39 0984 97 00 59
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8.00-12.30 / 15.00-19.00
L'Abbazia Florense è fra i più grandi edifici religiosi della Calabria e, per cronologia, il primo edificio ed insediamento di San Giovanni in Fiore, realizzato intorno al 1230. Nel corso del tempo ha subito numerose modifiche, spesso seguendo le tendenze architettoniche dei vari periodi, ma perdendo in questo modo l'originaria struttura architettonica. La prima impronta architettonica che si nota dell'Abbazia Florense, è certamente di fattura Romanica. L'impianto del complesso badiale, è di forma quadrata, con al centro un grande chiostro ad archi ogivali. La pianta del monastero è invece a croce latina, con l'abside di forma rettangolare orientato verso oriente. Fra gli ultimi stili architettonici della quale abbiamo testimonianza, prima dell'ultimo restauro del 1989, vi è lo stile Barocco. L'ingresso dell'Abbazia è mutato nella sua quasi millenaria vita. Dell'ingresso originale rimane solo il portone mentre è andato perduto il nartece e la facciata è stata più volte mutata d'aspetto. La facciata dell'abbazia si presenta oggi molto semplice e snella, con la cuspide che forma una capanna; non ci sono decorazioni imponenti, tranne il portone. Lavorato è, invece, il foro sopra il portone che presenta un anello interno ed uno esterno più sporgente in pietra lavorata. Il portale è stato realizzato in pietra calcarea finemente lavorata e costituisce l'unico tratto distintivo adornato di tutta la facciata. L'abside è forse l'elemento di maggiore pregio di tutta l'abbazia. Si rifà all'architettura tardo romanica del periodo e presenta una finestra circolare esalobata, al centro di un triangolo ai cui vertici vi sono tre piccole finestre circolari quadrilobate. Secondo alcuni studiosi, il disegno dell'abside si rifà ad alcune chiese francesi di stile romanico. La navata centrale dà subito l'impressione dell'imponenza dell'abbazia. Dalla soglia del portale si scendono alcuni gradini rilevando che la soglia del pavimento si trova sotto di 90 cm. Il pavimento, restaurato negli anni '80 con molta probabilità non era come lo si trova oggi allo stato attuale. Le pareti si presentano spoglie, quasi stanche, rimaneggiate in molte parti a causa del continuo rinnovamento e cambiamento di stili che l'abbazia ha avuto nei secoli. In alto sono presenti 4 monofore per lato. Queste sono state riaperte dopo che vennero chiuse e sostituite dalle finestre barocche più grandi, a forma di rettangolo con gli angoli smussati. Ai lati delle pareti vi sono 4 porte. Tre di queste sono murate e un tempo collegavano la navata centrale a locali non più esistenti. Solo una porta è ancora oggi “attiva”, la prima porta a sinistra dopo l'ingresso, che collega la navata centrale alla navatella laterale. In fondo alla navata centrale si staglia imperioso l'altare in stile barocco, e ben è visibile l'abside in fondo, con le caratteristiche finestre circolari. Sopra l'altare in prossimità dell'abside è possibile scorgere dalla navata centrale i matronei. La navatella laterale è stata rimaneggiata e modificata più volte nel corso dei secoli. Dopo l'ultimo restauro, è stata riaperta al pubblico ed oggi ospita la mostra permanente delle tavole del “Liber Figurarum”. Questa esposizione permanente raccoglie le litografie delle Tavole del Liber Figurarum, opera figurativa di Gioacchino da Fiore, considerata «la più bella ed importante raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo». Le tavole figurative, oggetto ancora oggi di studi da parte di enti, fondazioni ed università, e che per il loro simbolismo sono considerate gioielli d'arte di inestimabile valore, queste riproducono, attraverso l'arte del disegno, tutto il pensiero gioachimita, pensiero studiato in tutto il mondo dalle più importanti università. La sala esposizioni, è gestita dal Centro Studi Gioachimiti.

CATTEDRALE DI MARIA SS. ASSUNTA IN CIELO - DUOMO
Piazza Duomo
REGGIO CALABRIA
Tel: +39 0965 28 685
Email: basilica@cattedralereggiocalabria.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 7.00-12.15 / 15.30-19.00 (orario invernale); 7.00-12.15 / 16.00-20.00 (orario estivo)
La monumentale facciata (con colonne, rilievi, bifore e un rosone a dodici raggi) dell'edificio religioso più importante della città è il frutto di una interpretazione del Romanico e del Gotico nel Novecento su progetto di Padre Carmelo Angiolini. La larga scalinata intervallata dalle statue di San Paolo e Santo Stefano immette in un interno a tre navate con vetrate gotiche. Risaltano il pulpito marmoreo di Francesco Jerace, le statue nelle nicchie, il dipinto "Sacrificio di Melchisedeck" di Domenico Marolì del 1665. La cappella barocca del Santissimo Sacramento (dichiarata Monumento Nazionale dal presidente Saragat), con marmi policromi ed intarsi, è l'unico reperto della vecchia cattedrale distrutta nel terremoto del 1908 giunto fino a noi, nonché un raro esempio di barocco in Calabria.

CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA - DUOMO
Piazza Duomo
CATANZARO
Tel: +39 0961 72 43 14
Email: duomo@duomocatanzaro.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8.30-13.00; 16.00-19.30
La cattedrale di Catanzaro, sorta nell’XI° secolo ed inaugurata da Papa Callisto II, ha subito innumerevoli vicissitudini che ne hanno trasformato l’aspetto esteriore e radicalmente quello interno. I danni dei bombardamenti della II guerra mondiale arrecarono gravi danni all’intera struttura edilizia, per cui fu necessario ricostruirla completamente. Il nuovo impianto architettonico presenta tre porte sulla facciata principale e tre su quella laterale prospiciente piazza Duomo. La pianta dell’edificio così come appare dalla documentazione cartografica sette-ottocentesca (posteriore ai terremoti che colpirono la città tra il ‘600 e la fine del ‘700) nonché la ripresa di essa nell’attuale ricostruzione dopo il bombardamento anglo-americano del 27 agosto 1943, permette di visualizzare lo schema tipico della basilica a sviluppo longitudinale, divisa in tre navate da robusti pilastri quadrangolari, con un vasto transetto non sporgente rispetto alle pareti esterne delle navate laterali,un coro triabsidato con abside centrale più grande, tre accessi sulla facciata principale ed uno su ciascuna facciata laterale, nonché una robusta torre campanaria quadrangolare addossata alla facciata. L’adozione dei pilastri per le navate, mantenuti sempre ad ogni ricostruzione, nonché lo schema del transetto e del coro presentano analogie con le cattedrali di Umbriatico e di Otranto. Da una notizia riportata dal D’Amato (1670) si apprende che all’esterno della navata sinistra (al lato destro al di fuori della Chiesa dalla parte settentrionale) fu costruito un ampio cimitero (camera sotterranea), cui il Papa Callisto II concesse particolari indulgenze per chi vi fosse seppellito. Successivamente nel 1309, ai tempi del vescovo frà Venuto da Nicastro, il conte Pietro Ruffo fece edificare la Cappella di San Vitaliano, probabilmente in stile gotico, addossata alla facciata laterale sinistra, vicino all’ingresso detto “porta dell’olmo” e,nel tempo (1588), di fronte ad essa, si edificò la Cappella del SS.Sacramento, dando così all’edificio una sorta di schema planimetrico a croce latina. A queste due cappelle furono poi addossati due corpi di fabbrica, definiti entrambi “sacrestia” in un disegno anonimo successivo al terremoto del 1783. Nell’altare della Cappella di San Vitaliano furono deposte in tre nicchie le reliquie di San Vitaliano, Patrono della città, di San Fortunato e di Sant’Ireneo, già patroni, tradizionalmente, della città bizantina.

CATTEDRALE DI MARIA SS. DI ROMANIA - DUOMO
Largo Duomo
TROPEA (VV)
Tel: +39 0963 61 034 / +39 349 78 76 408
Email: curia@diocesimileto.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La cattedrale di Maria Santissima di Romania venne edificata intorno al XII° secolo ad opera dei Normanni. Oggi è concattedrale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. A sviluppo longitudinale, a tre navate in stile normanno, la struttura venne interamente costruita in conci di tufo giallino e pietra lavica. Durante il Seicento, l'edificio fu trasformato in stile barocco e allungato di 12 metri. Subì molti danni a causa dei molteplici terremoti ed ebbe numerosi restauri. L'interno ospita l'icona della SS. Patrona della città, la Vergine di Romania, opera di un allievo di Giotto databile attorno al 1230 e di provenienza orientale. Particolare attenzione merita il maestoso Crocifisso Nero, proveniente probabilmente dalla Francia e databile non prima del 1600.

CATTEDRALE DI S.MARIA ASSUNTA - DUOMO
Piazza Duomo n.1
COSENZA
Tel: +39 0984 77 864
Email: info@cattedraledicosenza.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8-12, 15.30-19 (orario invernale); 8-12, 16.30-20 (orario estivo)
L'attuale cattedrale sorge nello stesso luogo di una chiesa più antica, costruita nell'XI° secolo e quasi completamente rasa al suolo da un terremoto nel 1184. La costruzione del nuovo edificio iniziò qualche anno più tardi e terminò nel 1222. La ricostruzione del duomo venne affidata al vescovo Luca Campano, appassionato di architettura, che nel frattempo era diventato anche arcivescovo della città bruzia. In quello stesso anno, il giorno 30 gennaio, la chiesa venne solennemente consacrata dal cardinale vescovo di Frascati Nicola de Chiaromonte, in qualità di delegato apostolico. La cerimonia avvenne alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia che per l'occasione volle far dono alla città della preziosissima Stauroteca. Il 1748 segnò l'inizio di nuovi lavori di trasformazione che portarono la cattedrale ad essere ricoperta da sovrastrutture barocche che, oltre a nasconderne le originarie forme, provocarono la scomparsa di innumerevoli opere d'arte. Nel 1756, invece, venne costruita la nuova sacrestia. A completare l'opera di trasformazione intervenne nella prima metà del XIX° secolo il rifacimento della facciata trasformata in un ibrido stile neogotico. I lavori di restauro intrapresi già nel XIX° secolo e finalmente portati a termine nel XX° secolo dall'arcivescovo Aniello Calcara, furono finalizzati a ripristinare, sia all'esterno che all'interno dell'edificio, gli austeri connotati romanico-gotici che negli ultimi tre secoli la cattedrale sembrava irrimediabilmente aver perduto. La cattedrale è a croce latina, con aula suddivisa in tre navate di otto campate ciascuna suddivise da due file di pilastri con capitelli scolpiti. La copertura a capriate delle tre navate trova un'unica eccezione nell'ultima campata della navata sinistra caratterizzata da volta a crociera. L'area presbiteriale, i transetti e l'abside sono sopraelevati rispetto al livello delle navate. Lungo la navata di sinistra, si aprono due cappelle barocche, risalenti al XVII°-XVIII° secolo. La prima è dedicata alla Madonna del Pilerio, e custodisce la miracolosa icona bizantina del XII° secolo del tipo Galaktotrophousa "allattante" e raffigurante appunto la Madonna che allatta il Bambino. La seconda, invece, è quella della Cappella della Confraternita di Orazione e Morte ed ospita la sepoltura dei membri calabresi della cosiddetta Spedizione dei fratelli Bandiera del 1844, qui traslati nel 1860 per volontà di Giuseppe Garibaldi, mentre i due fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e il loro concittadino Domenico Moro, tutti e tre veneziani, sono sepolti nella loro città di origine, all'interno della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Nella cattedrale di Cosenza si trovano anche due importanti mausolei: quello di Enrico VII di Germania e quello della Regina di Francia Isabella d'Aragona. Il mausoleo di Enrico VII è composto da un sarcofago situato nella navata di destra, opera di riutilizzo di epoca ellenistica, che illustra in bassorilievo il mito della morte del giovane Meleagro. Il sepolcro di Isabella d'Aragona, invece, è in stile gotico ed è situato nel transetto di sinistra. In un trittico a tutto tondo scomparso per secoli sotto la veste barocca, la regina è rappresentata, come il consorte, ginuflessa a lato della Vergine. Dopo la traslazione nella Basilica parigina di Saint-Denis, tuttora nel mausoleo pare sia conservato il solo feto. Durante i restauri del XIX° secolo, vennero rimosse le sepolture di Luigi III d'Angiò, morto nel 1434, e quella del filosofo e naturalista cosentino Bernardino Telesio, morto nel 1588.La profonda abside ospita il moderno altare maggiore marmoreo in stile neoromanico ed un pregevole Crocifisso ligneo del XV° secolo, proveniente dalla distrutta cappella Telesio. Al disotto del catino absidale, entro nicchie ogivali sorrette da colonnine, si trovano degli affreschi policromi, realizzati nel XIX° secolo da Domenico Morelli e Paolo Veltri raffiguranti l'Assunta e, ai due lati, i Dodici apostoli.

CHIESA DEGLI OTTIMATI
Via Castello
REGGIO CALABRIA
Tel: +39 0965 28 768
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa degli Ottimati (conosciuta anche come chiesa di Santa Maria Annunziata) è un'antica chiesa bizantino-normanna che si trova a Reggio Calabria, nei pressi di Piazza Castello.
Edificata intorno al X° secolo, prese il nome dall'antica cripta degli Ottimati che fu realizzata come struttura d'appoggio per la chiesa d'epoca normanna del XII° secolo dedicata a San Gregorio Magno. La chiesa originaria aveva una pianta quadrangolare, tre absidi orientate nascoste esternamente da un muro rettilineo; le tre navate erano coperte da cinque cupolette secondo un modello bizantino applicato nella regione in edifici tutti databili tra la fine del X° secolo e l'XI° secolo, tra cui la Cattolica di Stilo, San Marco di Rossano e San Giorgio di Pietra Cappa presso San Luca. In età normanna, probabilmente all'epoca di Ruggero II, al di sopra della chiesa ne venne realizzata una seconda intitolata a San Gregorio Magno, sostituendo la copertura a cupolette con volte a crociera. Durante l'incursione saracena del 3 settembre 1594 la Chiesa degli Ottimati venne danneggiata e incendiata. Dopo essere stata profondamente danneggiata dai terremoti del 1783 e del 1908 la chiesa fu ricostruita nella prima metà del Novecento. Nel 1916 fu quindi smontata e spostata per le nuove esigenze della ricostruzione della città a seguito del terremoto del 1908. La ricostruzione dell'attuale chiesa si è conclusa nel 1933 sotto la supervisione della scuola del Beato Angelico di Milano, sul progetto dell'architetto Pompilio Seno del 1927, che adottò il preesistente impianto di tipo bizantino della Cappella degli Ottimati. Anche il nuovo tempio di stile arabo-normanno è a tre navate. Le volte sono a crociera, sorrette al centro da colonne. Alcune tessere dello splendido pavimento a mosaico e le colonne mancanti sono stati integrati con l'inserimento di pezzi molto simili provenienti dalla basilica normanna di Santa Maria di Terreti, andata completamente distrutta. Nel vano sottostante la navata centrale, nel 1977 è stata realizzata una cappella per volontà di Padre Guido Reghellin, che non è aperta al pubblico.

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
Traversa Campanile
PEDACE (CS)
Tel: +39 0984 43 77 62
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La Chiesa SS. Apostoli Pietro e Paolo, edificata nel XVI° secolo, è formata da tre ampie navate, sulla cui sommità è collocata una croce latina. La sua facciata è caratterizzata dalla presenza di un rosone centrale che sormonta il portale d'ingresso, e due piccoli rosoni in stile seicentesco. Con la sua base pari a 40 x 20 metri è la più grande rispetto alle chiese dei dintorni. Posta nello spiazzo chiamato "Le Pezze", nel 1500 aveva di fronte l'ospizio di San Nicolò e a sinistra la Chiesa della Confraternita di Santa Maria della Pace. Sull'ultimo arco, a destra di chi entra, conserva ancora una decorazione in pietra del 1580, data in cui venne fatta una ristrutturazione e un ampliamento. Il 7 settembre 1539, il re Carlo V, per ricambiare alcuni doni ricevuti dagli abitanti dei casali, elevò 24 chiese calabresi a cattedrali, tra le quali la chiesa di Pedace. Con il terremoto del 1638 venne aggiunta una nuova cappella con il titolo di S. Maria della Misericordia o dei Suffragi. Al suo interno è presente la Cappella del Sacramento in stile barocco, il presbitero in legno di noce intarsiato del 1806, l'altare maggiore in legno in stile barocco napoletano. Diversi dipinti presenti della chiesa: "La pesca miracolosa" e "La Trinità" e il cielo dipinto del 1771 sono attributi al pittore Cristoforo Santanna. Sull'arco dell'abside si eleva la cupola, intessuta con vimini e dipinta da un certo Bevacqua di Spezzano della Sila al culmine della quale è rappresentata la colomba dello Spirito Santo che incombe sul presbiterio. Il pulpito in legno di noce e castagno del 1700 e opera di alcuni artigiani locali è attaccato alla penultima colonna di destra. Nella sagrestia invece sono presenti stipi in noce intarsiata del 1848 ad opera di Giuseppe Leonetti di Serra Pedace.

CHIESA DI SAN MARCO
Corso Garibaldi
ROSSANO CALABRO (CS)
Tel: +39 0983 52 52 63 / +39 340 47 59 406
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questa chiesetta, molto simile alla Cattolica di Stilo, viene generalmente datata tra X° e XI° secolo d.C. Dedicata in origine a S.Anastasia, era probabilmente l'edificio di culto di un complesso monastico femminile. La pianta dell'edificio, tipicamente orientale, è a croce greca iscritta. Il quadrato, concluso ad est tra tre absidi semicircolari, è coronato da cinque cupolette con tamburo cilindrico. In ognuna delle piccole absidi si trova una bifora retta da piccole colonne sormontate da capitelli a stampella. L'interno della chiesa presenta a sostegno della cupola non colonne, come nella Cattolica, ma pilastri. L'edificio è preceduto, sul fronte occidentale, da un vano aggiunto posteriormente. All'interno della chiesa assumono grande rilievo artistico due affreschi bizantini, di cui uno raffigurante una Madonna con Bambino, superstiti tra quelli che un tempo decoravano per intero le pareti. Da segnalare inoltre una acquasantiera in pietra del XII° secolo, un coevo capitello e una campana del XVI° secolo.

CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO - DUOMO
Via Duomo n.7
ROGLIANO (CS)
Tel: +39 0984 24 819
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questa chiesa, situata nel rione Spani e realizzata in stile barocco, è il Duomo della città. Le prime notizie risalgono al 1577 anche se pare sia stata costruita molto prima, come testimonierebbe l’incisione sulla campana principale, ospitata nel campanile dalla caratteristica cupola arabescante risalente al 1900, che riporta la data del 1333. Fu distrutta dal disastroso terremoto del 27 Marzo 1638. Conserva pregevoli stucchi, arredi lignei finemente lavorati e tele del pittore Enrico Salfi. In una cappella di questa chiesa, decorata con particolari ricoperti in oro, è custodita la statua dell’Immacolata Concezione, Patrona di Rogliano. Il portale in tufo è datato 1717. La navata centrale è scandita da colonne che si ergono su un alto zoccolo in marmo grigio azzurro e terminano con capitello composito. Interessante è il pulpito riccamente decorato, poggiato su una delle colonne nella navata centrale sul lato destro. Alla sommità di ogni arcata vi sono pregevoli lavorazioni e un medaglione dipinto che riporta le scene della via Crucis. In alto decorato da putti, anfore e ghirlande di fiori intrecciate è il cornicione. Su di esso si succedono sul lato sinistro gli affreschi dei Santi martiri, e sul lato destro gli affreschi delle Sante vergini, intervallate da finestre a tutto sesto. Volgendo lo sguardo in alto si rimane estasiati dalle splendide decorazioni del soffitto. L’altare maggiore, ornato dalle abili mani dei maestri Alfonso e Antonio Pallone, è di grande effetto. I lati del presbiterio sono abbelliti da due grandi tele incorniciate da rilievi in stucco raffiguranti “La pesca miracolosa” sul lato sinistro e “Il miracolo di San Pietro” sulla parete destra.

CHIESA DI SANTA BARBARA
Via Santa Barbara
ROVITO (CS)
Tel: +39 0984 46 36 30
Email: info@parrocchiasantabarbara.info
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Chiesa in stile romanico-gotico con sovrapposizioni barocche apportate dopo il restauro effettuato nel 1630. La facciata è a doppio spiovente con portale e rosoni gotici e ricorda la cattedrale di Cosenza. L’interno è trinavato con 4 colonne che reggono 5 arcate su una delle quali è incisa una data: 1556; il soffitto è ligneo. Qua e là frammenti architettonici di pietra ('500-'700). Il fonte battesimale, cinquecentesco, in pietra lavorata, poggia su un leone accovacciato. Degni di nota sono i lavori lignei, opera di maestranze roglianesi del '600; le cose migliori sono visibili nella cappella degli Arnone eretta nel 1630. Ai lati dell’arco santo, monumenti sepolcrali in tufo della famiglia Arnone; sulla destra, tela di ignoto raffigurante San Tommaso d’Aquino datata 1737. Nell’abside, pala d’altare di legno scolpito all’interno della quale sono racchiuse delle tele raffiguranti il Martirio di Santa Barbara e santi e due statue lignee del XVII° secolo raffiguranti Santa Barbara e Santa Caterina d’Alessandria; ai lati due dipinti su cui sono effigiati i SS. Pietro e Paolo entrambi del '700. La chiesa della Riforma presenta un portale in pietra del 1634; tale data ricorda il tempo in cui la struttura, inizialmente dedicata a San Pietro, venne affidata ai Riformati di San Francesco d’Assisi. L’interno, barocco, è caratterizzato da un soffitto ligneo seicentesco dipinto con al centro l’iscrizione: "A. Reda pinse nel 1746". La cantoria reca, al centro, un dipinto raffigurante re Davide con una suonatrice d’arpa. A partire dalla destra, abbiamo: dipinto datato 1735 raffigurante Sant’Antonio che prega; sullo sfondo la chiesa della Riforma, in basso uno stemma (mano con pugnale sopra tre strisce chiare su fondo scuro). Segue un olio su tela di Cristoforo Santanna del 1792 raffigurante San Michele Arcangelo; più avanti, statue lignee ottocentesche dei SS. Francesco d’Assisi e Antonio da Padova. Sull’altare maggiore in legno, opera di maestranze provinciali del '700, statua dell’Ecce Homo e i dipinti raffiguranti San Pietro, San Paolo e, in alto Santa Chiara e altro santo, tutte opere di ignoti di fine '700. Inoltre, statua dell’Immacolata dell800, statua lignea di Santa Filomena dell'800, pulpito ligneo del '700 con raffigurazioni dell’Immacolata e stemmi. Altri dipinti sono dedicati al Beato Umile di Bisignano ('800), a San Pasquale di Baylon (1735), all’Immacolata ('700).

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE - DUOMO
Via G. Paladino
ALTOMONTE (CS)
Tel: +39 0981 94 80 41
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
E' uno degli esempi più interessanti di architettura angioina della regione. Fu costruita nel 1336 circa, per volere di Filippo Sangineto, primo conte di Altomonte, su un precedente edificio normanno dedicato a Santa Maria de' Franchis. Ulteriori ampliamenti furono realizzati nei primi decenni del XV° secolo dai Sanseverino, subentrati ai Sangineto nel possesso della contea. Nel 1443 passò ai Domenicani, che vi fondarono un monastero. La nuova costruzione, a croce latina con navata unica conclusa da due cappelle laterali, ampiamente rimaneggiate in epoca barocca, e abside rettilinea, rispecchia lo schema delle costruzioni angioine napoletane. Presenta un ampio transetto coperto da volte a crociera su cui si giustappone, in uno dei più singolari accostamenti tra i due modi di copertura, la "navata a tetto". La facciata, affiancata da una massiccia torre campanaria, mostra alcuni elementi di chiara derivazione francese, come il rosone e la presenza nel portale di un architrave rettilineo e di un motivo vegetale che corre nella strombatura dell'arco che lo inquadra. L'interno custodisce il monumento funerario della famiglia Sangineto, la tomba pavimentale di Cobella Ruffo e il sepolcro di ignoto cavaliere, proprio all'ingresso della chiesa. Ulteriori opere di pregevole fattura sono, sulla parete sinistra, un affresco che raffigura una santa, che doveva far parte, con ogni probabilità, di un ciclo più vasto, impropriamente detto della Madonna della Consolazione, e, addossato alle pareti del presbiterio, un coro in legno a 37 stalli. Attiguo alla chiesa è l'ex-convento dei Padri Domenicani, oggi sede del Museo Civico di Altomonte.

CHIESA DI SOTTERRA
Piazza Madonna del Carmine - Loc. Gaudimare
PAOLA (CS)
Tel: +39 0982 61 32 42
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: su prenotazione
Questo suggestivo edificio religioso è ritenuto ipogeo di epoca bizantina anteriore all’XI° secolo e scoperto solo nel 1874. All’antica struttura, composta da aula unica e vano presbiteriale, si accede dalla chiesetta del Carmine, di recente costruzione. Risalgono al XV° secolo gli affreschi sulla parete sinistra (Madonna col Bambino e santo) e ai lati dell’arco (Annunciazione), mentre di epoca bizantina (XI° secolo) sono la Vergine e gli apostoli sulle pareti dell’abside.

CHIESA MATRICE
Via Roma
COTRONEI (KR)
Tel: +39 0962 44 110
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Tempio religioso storico per l’abitato di Cotronei, ivi presente fin dal 1535. Presenta una facciata molto singolare e riccamente decorata: caratteristica la presenza di colonne binate alternate a colonne singole sia in un primo che in un secondo ordine. Negli intercolunni si aprono quattro nicchie per ordine. Sul portale in rilievo, delimitato da ovale, vi è un busto di San Nicola Vescovo di Mira ed è proprio la sua presenza a richiamare l’epoca in cui il paese è stato densamente coabitato da emigrati provenienti dalla grecia. Dallo storico Pesavento che cita documenti del 1727 si riporta parte di una importante descrizione del tempio così come ab antiquo era strutturato: “La chiesa matrice de Cotronei è situata in forma di isola nella parte australe dedicata al Glorioso Arcivescovo di Mira S. Nicolò Pontefice detto di Bari è Parocchia di detta terra nella quale convengono tutti li cittadini a far le funzioni ecclesiastiche ed a ricevere i S. Sagramenti. Fu fondata dal Publico il qual è obligato mantener la nave della chiesa a sue spese, com’altresi quella di S. Nicolò, e del Venerabile qualora non si rendessero sufficienti le rendite che tiene assegnate per il mantenimento, com’ancora è tenuto a somministrar le cavalcature a Preti per andar a pigliar l’olii santi nel giovedi Santo e l’accompagnamento dovuto, e decente. Intorno alla chiesa vi sta il cimitero ristretto da piccolo muro che lo dimostra luogo immune e di Refuggio … dentro il coro una custodia grande ben fatta dorata che dalla Annun.ta di Napoli fu trasportata qui dalla devozione de’ Baroni Sersali dalla di cui pietà fu eretto dell’altare come lo dimostrano l’imprese laterali”.

CHIESA MATRICE
Via Messina
CROPANI (CZ)
Tel: +39 0961 72 13 33
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
A Cropani si trova il monumentale edificio rinascimentale della Chiesa Matrice o dell’Assunta che è un vero gioiello architettonico del XV° secolo, costruito con grandi blocchi di granito tufaceo; l’interno, ad una navata, in buona parte ricostruito nel Settecento, conserva importanti opere d’arte, tra cui un bellissimo soffitto ligneo con una grande tela centrale, l’Assunta, di Cristofaro Santanna a cui si deve, anche, una suggestiva “Cacciata dei Venditori dal Tempio”. Ma l’opera di maggiore interesse è la “Dormitio Virginis”, Tavola Quattrocentesca collocata sull’altare maggiore.

CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA - DUOMO
Via Duomo
GERACE (RC)
Tel: +39 0964 35 68 28
Email: info@cattedralegerace.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
I lavori di costruzione dell'edificio ebbero inizio in tardo periodo bizantino e terminarono in epoca normanna, come appare dal transetto sporgente e dalla disposizione delle absidi, rispecchiante modi bizantini. Tradizionalmente la chiesa fu consacrata al culto nel 1045 (data riportata su due targhe affisse all'interno della chiesa). Dall'esterno, in stile romanico, l'edificio religioso appare come una fortificazione a causa dell'imponente parete in pietra calcarea dalla quale sporgono due delle tre absidi di forma semicilindrica. Sull'abside centrale si apre un portale ligneo del XIX° secolo ad archi concentrici, sormontato da una finestra. Quella sinistra, di diametro inferiore, presenta invece una lunga feritoia. Sovrastano le absidi due finestre circolari a strombo. Il grande campanile neoclassico è a sezione quadrata, incompiuto. L'interno della chiesa si presenta come un grande ambiente basilicale, con ampio transetto sporgente, e con innesto corrispondente alla navata centrale, un coro quasi quadrato che completa la figura della croce latina. Le tre grandi navate, che costituiscono il braccio più lungo della croce, sono separate da due file di dieci colonne, scanalate o lisce, in marmo policromo e granito, tutte diverse tra loro per qualità e dimensioni. Le due file di colonne sono separate in gruppi da cinque da un grande pilastro di irrigidimento, che originariamente delimitava la posizione delle balaustre di chiusura della schola cantorum. Le colonne provengono dalle ville prediali della marina (Locri, scomparsa, era denominata Pagliopoli, Antica Città), mentre i capitelli sono in parte antichi e in parte rifatti. Sopra le possenti arcate a tutto sesto, le tonalità scure del soffitto a capriate in legno spiccano per contrasto rispetto alle pareti bianche. L'altare maggiore, in stile barocco, è stato realizzato con marmi policromi dai fratelli catanesi Palazzotto e dall'artista messinese Amato. All'interno della cattedrale si trovano anche alcuni monumenti funerari, fra i quali il sarcofago del conte Giovanni Battista Caracciolo e la cappella gotica del SS. Sacramento del 1431, e numerosi arredi sacri, in parte custoditi nella suggestiva cripta bizantina, cui si accede dal braccio sinistro del transetto (o direttamente dalla Piazza Tribona). Merita anche un'attenzione particolare il rilievo raffigurante l'Incredulità di san Tommaso, opera dei Gagini, risalente al 1547. L'influenza bizantina è evidente sia nella zona del transetto, sporgente rispetto alle navate laterali. Il capocroce è coperto da una cupola a prisma. Delle tre absidi, colo il corpo nord è originario, le altre due sono ricostruzioni del secolo XV°, operate dai conti Caracciolo, dopo un rovinoso terremoto. La chiesa (Cattedrale dal 1100) è il prototipo delle chiese normanne di Sicilia. All'interno della Cattedrale, molto probabilmente sul pilastro tra l'altare maggiore e quello laterale a nord, si trovava la raffigurazione in mosaico di Cristo, affiancato da Ruggero II, a sinistra, e dal vescovo della città Leonzio (morto nel 1143 ca.), a destra. Tale opera fu distrutta agli inizi del XVIII° secolo per volontà dell'allora vescovo Diez, ma risaliva alla prima metà del XII° secolo. La cripta si presenta con pianta a croce greca e absidiole ricavate nello spessore del muro affiancante l'abside centrale. Ventisei colonne, anch'esse provenienti da ville di età imperiale (o forse da un tempio in situ), sorreggono la volta del nucleo più antico della cattedrale, scavato nella roccia nell'VIII° secolo (quando Gerace era Santa Ciriaca). La cripta ospita la cappella della Madonna dell'Itria, piccolo ambiente ricavato nel 1261 da una chiesa rupestre, con volta a botte e decorazioni in marmo e pavimentata con maioliche geracesi del XVII° secolo; l'altare con la trecentesca statua, opera dell'artista senese Tino da Camaino della Vergine col Bambino che gioca con una colonna e la cappella di San Giuseppe che ospita il museo diocesano del tesoro della cattedrale.

MONASTERO DI SANTA MARIA ODIGITRIA
SAN BASILE (CS)
Tel: +39 09
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Monastero basiliano di Santa Maria Odigitria è la continuazione dell'antico monastero di San Basilio Craterete, fondato tra la fine del X° secolo e l'inizio dell'XI° secolo. Sorge in una panoramica posizione alle pendici di monti boscosi tra il maestoso massiccio del Pollino a nord e la sottostante piana di Sibari ad est. La Chiesa di Santa Maria Odigitria conserva gelosamente, di fronte all'altare maggiore, un affresco che rappresenta il busto di una madonna vestita di azzurro sotto il manto rosso e con la testa coronata e da cui scende fin sulle spalle un velo verde chiaro campeggiante su una grande aureola giallo oro. È un pezzo dell'intero affresco, salvato nel XIII° secolo, ed unico resto dell'antico cenobio di San Basilio che esisteva già da almeno tre secoli. L'iconostasi, alta transenna che separa il Vima o Santuario dalla navata, viene chiamata così perché è decorata di sacre icone. È la caratteristica delle chiese di rito bizantino ed ebbe origine in seguito alla restituzione del culto delle sacre immagini (anno 843).

MONASTERO DI SAN GIOVANNI THERISTIS
Via Principe Umberto n.15
BIVONGI (RC)
Tel: +39 391 41 03 613 / +39 334 80 02 030
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9.30-18.00
San Giovanni Theristis o Theriste, unità monastica meglio nota come San Giovanni Vecchio, appare tardi nella storiografia figurativa sul Medioevo meridionale. La sua prima descrizione è a cura di Edouard Jordan, partecipe con Charles Diehl degli interessi culturali francesi verso il mondo di Bisanzio, e risale al 1889. Elementi strutturali e decorativi suggeriscono un primo immediato riferimento alle chiese siciliane, tanto da farla definire poi dal Bertaux come “una costruzione siciliana in Calabria”. Questo monastero, situato nel territorio di Bivongi, piccola cittadina in provincia di Reggio Calabria, deve il suo nome al monaco conosciuto come San Giovanni Theristus (“mietitore”), fuggito dalla Sicilia in seguito alle persecuzioni islamiche del X°-XI° secolo, che visse ed operò nella vallata dello Stilaro nel XI° secolo, dove, la sua fama di “miracolante”, portò le popolazioni della zona ad acclamarlo come santo. Il monastero sorse nel luogo del suo aghiasma (fonte sacra), divenuto meta di pellegrinaggio. Fu fondato, nella seconda metà dell'XI° secolo, da Gerasimos Atulinos e si sviluppò nel periodo normanno come uno dei più importanti monasteri basiliani nel Meridione d'Italia e mantenne il suo splendore e la sua ricchezza fino al XV° secolo. I suoi monaci erano molto dotti e possedeva una vasta biblioteca e ricchi tesori. Questo luogo di culto costituisce una chiara testimonianza architettonica di transizione dall'epoca bizantina a quella latina, presentando, frammisti tra loro, elementi architettonici bizantini e normanni. La componente orientale in San Giovanni Theristis va cercata non solo nella struttura torreggiante e nella diacromia-policromia del tessuto strutturale-decorativo esterno, ma anche nella navata allungata e articolazione verticalistica del presbiterio, così in sé chiuso e non visibile dall'aula, così chiaramente centrico nei suoi valori di misteriosità e di sacralità spaziale. Elementi dell'architettura normanna si rilevano, invece, all'interno nei quattro pilastri angolari chiusi da quattro archi che sorreggono la cupola; quello della navata e quello del presbiterio sono a sesto acuto secondo la tradizione gotica. La cupola poggia su una base cubica contornata da un doppio ordine di conci a dente di sega e diventa, all'altezza della quattro finestrelle, ottagonale, a causa di quattro nicchiette che smussano gli angoli del cubo. Sul prisma ottagonale s'innesta il cilindro della cupola coperto da una calotta ribassata. E' dotato di una lunga e stretta navata preceduta da un atrio quadrangolare. Per la sua forma architettonica il monastero ricorda molto la gemella basilica di Santa Maria della Roccella, situata a Borgia, nella provincia catanzarese. Il cenobio ortodosso conobbe una lunga fase di declino terminata nel XVI° secolo, quando l'Ordine Basiliano lo rilevò facendone il convento più importante della Calabria. Nel secolo successivo venne abbandonato per le continue scorrerie dei briganti, i monaci si trasferirono nel vicino monastero di Stilo, traslando le reliquie di San Giovanni Theristis, e dei santi asceti Nicola e Ambrogio. All'inizio del XIX° secolo, in seguito alle leggi napoleoniche, la basilica divenne proprietà del comune di Bivongi e dal 1994 i monaci greco-ortodossi del monte Athos, appartenenti alla Diocesi Romena Ortodossa d'Italia, vivono stabilmente nel nuovo monastero.

MONASTERO ORTODOSSO DEI SANTI ELIA E FILARETO
Ponte Vecchio
SEMINARA (RC)
Tel: +39 0966 31 73 61 / +39 340 42 02 531
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: su appuntamento
Il bíos originale greco di sant’Elia riporta il luogo di fondazione del monastero nell’antica Vallis Salinarium (Valle delle Saline), l’attuale Piana di Gioia Tauro, due chilometri a nord-est di Seminara (RC). Secondo il medesimo bios, una visione avuta in Antiochia di Siria, ad indicare a sant’Elia dove edificare «l’ascetica palestra». Il monastero inizialmente concepito come asceterio, fece accorrere presto i primi discepoli discepoli, fra i quali il monaco Saba, e divenne meta di pellegrinaggio da parte di numerosa folla. L’imperatore romano, Leone VI il Sapiente, donò alla fondazione beni e rendite cospicue. Gli storici datano nell’anno 884 la costruzione del cenobio. Nel periodo normanno il Monastero continuò ad essere un importante luogo di culto, meta di innumerevoli pellegrini desiderosi di venerare le miracolose reliquie dei santi protettori del cenobio. Fu centro culturale, possedette una delle biblioteca più ricche di altri monasteri del territorio nella quale furono conservati importanti testi liturgici ed opere di letteratura profana, tra i quali un volume contenente parte delle opere di Omero ed Aristofane, e un manoscritto con l’Ecuba di Euripide. Il monastero imperiale di S. Elia fu assegnato da Roberto il Guiscardo nel 1062 all’abbazia benedettina di S. Maria, nella valle di Nicastro, nel luogo detto di San’Eufemia. Dieci anni più tardi (1072), divenne luogo di culto per san Filareto e successivamente intitolato anche al nuovo santo: infatti, compare come monastero di Sant’Elia il Nuovo e San Filareto sia nel diploma di Ruggero II (febbraio 1133), sia nell’atto datato 3 ottobre 1329 in cui Neofito è identificato come egùmeno dello stesso monastero di Seminara. Altri documenti comprovano la sua esistenza dal XII° al XV° secolo. Nel XVII° secolo decadde sempre più dall’antico splendore. Il terremoto dell’11 gennaio 1693 distrusse gran parte del convento e i monaci furono costretti a trasferirsi in un edificio “fuori le mura” della città di Seminara. I religiosi, dopo aver trascorso venti anni in un ospizio per la cura degli infermi, si trasferirono nel 1711 in un nuovo edificio fatto costruire all’interno della città. Un nuovo terremoto, quello del 1783, che sconvolse tante parti della Calabria meridionale, non risparmiò Seminara. Il governo di Ferdinando IV di Borbone soppresse i piccoli monasteri e i loro beni furono assegnati alla neo-costituita Cassa Sacra con il fine di mettere in vendita e poi utilizzarne il ricavato per sopperire alle ingenti spese di ricostruzione delle aree colpite dal sisma. Fu l’atto di morte ufficiale di un monastero che era esistito per nove secoli. Il monastero fu ricostruito nella prima metà del duemila, grazie all’interessamento del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e ad un finanziamento concesso dalla Provincia di Reggio Calabria. Il 30 ottobre 2005, il cenobio fondato undici secoli prima da Sant’Elia di Enna riapriva, nel luogo anticamente chiamato “fuori le mura” e con la benedizione di S.E. Gennadios, Metropolita Ortodosso d’Italia e Malta.

SANTUARIO BEATO ANGELO
Piazza Beato Angelo n.5
ACRI (CS)
Tel: +39 0984 95 33 68
Email: cappucciniacri@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La posa della prima pietra avvenne l'11 maggio 1893 su progetto dell'architetto Guido Quercioli da Roma, con solenne celebrazione eucaristica. L'inaugurazione avvenne il 17 luglio del 1898. La navata unica, esclusa l'area presbiteriale, è lunga m. 42, larga m. 15, alta m. 23. A 40 m. dai grandiosi campanili si slancia superba verso il cielo la cupola, alta m. 35. La volta a botte è riccamente decorata con miracoli del Beato; gli affreschi sono del napoletano Vincenzo Montefusco e del calabrese Emilio Juso. Gli altari, costruiti a Napoli, sono in marmi policromi; quello maggiore in marmi policromi e pietre dure. Il tabernacolo è pregevolissimo per la finezza del disegno e la particolare cura dell'esecuzione. Le tredici tele degli altari sono copie di capolavori, eseguiti a Napoli, da valenti maestri del pennello. Il presbiterio ha un elegante pavimento in marmo rosso; l'aula lo ha in granito, che offre effetto di un grande tappeto, percorso da una simbolica croce. Dopo l'altare maggiore, la cappella del Beato è il centro di più forte richiamo spirituale per i fedeli. L'urna bronzea del Sabatini accoglie la ricomposizione delle ossa del Beato Angelo, eseguita dall'antropologo Ettore Brandizzi. Nel mosaico della cappella, che imita quello paleo-cri stiano ravennate, sono sintetizzati, simbolicamente, ad opera dell'artista padre Ugolino da Belluno, gli ideali del santo cappuccino; sulla vetrata a croce, che sovrasta il mosaico, sono rappresentati episodi essenziali della sua vita. Dello stesso artista sono gli stemmi pontifici della facciata del Santuario. L'organo monumentale, dalle tremila canne e due tastiere, è opera della ditta Rufatti di Padova. Le quattro statue della facciata sono di Ernesto Biondi. Sotto la cupola si erge il monumentale altare adeguato alle nuove norme conciliari.

SANTUARIO MADONNA DEL CASTELLO
CASTROVILLARI (CS)
Tel: +39 0981 26 294
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La tradizione narra che nel 1090 il conte Ruggero, fratello di Roberto il Guiscardo, volendo tenere a freno i tentativi di ribellione degli abitanti castrovillaresi, già insorti nel 1073 con Guglielmo Arenga, decise di erigere un castello sulla sommità del colle dell’antica città. I muri costruiti di giorno crollavano misteriosamente nel corso della notte, per cui Ruggero decise di far scavare più in profondità tutto il terreno circostante. Durante i lavori, si rinvenne un pezzo di muro sul quale era affrescata l’immagine della Vergine con il Bambino, che reca ancora i segni del piccone che la scalfì. Si gridò al miracolo e Ruggero fu costretto ad accontentare il desiderio del popolo di costruire sul luogo una chiesa nota, appunto, come Madonna del Castello. Questo racconto fu inciso su una lapide marmorea settecentesca posta in cornu epistolae dell’altare dove si trova la sacra immagine. La fonte scritta che la ricorda per la prima volta è un contratto notarile dell’anno 1287. Al periodo normanno risale la cripta con il loggiato soprastante, sorretta da imponenti contrafforti costruiti con blocchi in pietra squadrata. Nel loggiato si apre l’ingresso principale, ornato da un arco di portale romanico, un tempo collocati sul lato opposto della chiesa. I lavori di riattamento, conclusi nel 1769 per opera del parroco Vito Chiaromonte, portarono, infatti, all’inversione dell’orientamento dell’edificio. Sulla facciata dell’attuale entrata del Santuario si apre un bel portale a sesto acuto, in pietra, di chiaro stile gotico, derivante dagli influssi dell’arte cistercense diffusasi in Val di Crati tra il XIII° ed il XIV° secolo. Sopra di esso si conserva una preziosa formella marmorea del XIV° secolo, che riproduce la Madonna col Bambino al centro e, in alto, il Padre Eterno, attribuita allo scultore senese Tino di Camaino. Ai lavori di abbellimento della chiesa, avvenuti nel XIV° secolo, risalgono i frammenti di affreschi parietali raffiguranti il Cristo Redentore benedicente con la mano destra e con la sinistra poggiante su un libro recante l’iscrizione “Ego sum Lux mundi”, e un santo Apostolo, ben visibili sul muro che fiancheggia la piccola scala che conduce alla cantoria. Il campanile, dalla possente base romanica, si innalza sull’antica torre del castello, crollata probabilmente dopo il devastante terremoto del 1693, in seguito al quale la chiesa fu ridotta a croce latina e ricoperta dalla coltre in stile barocco, che oggi mostra, con la volta al posto del soffitto ligneo, con i grandi e imponenti pilastri, con le cappelle e i pregevoli stucchi. All’interno, nella navata centrale, sistemato nella vasta abside quadrata, è il bellissimo coro ligneo tardo-rinascimentale, assegnabile alla bottega del moranese Giovan Pietro Cerchiaro e altri manufatti artistici di grande valore dei secoli XVII° e XVIII°. Le navate laterali hanno termine in due grandi cappelle decorate da balaustre di botteghe napoletane del XVIII° secolo. Vi si trovano splendidi marmi policromi intarsiati e significative opere d’arte tra cui due tavole cinquecentesche di Pietro Negroni, e le tele del pittore mormannese Genesio Galtieri, attivo nella seconda metà del ‘700. Di notevole importanza storico-artistica e religiosa è il veneratissimo affresco raffigurante la sacra immagine della Madonna del Castello con il Bambino, risalente al XIII° secolo.

SANTUARIO MADONNA DELLA QUERCIA
Piazza Visora
CONFLENTI (CZ)
Tel: +39 0968 64 420 / +39 0968 64 125
Email: gruppostampa@santuarioconflenti.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di Visora o della Madonna della Quercia è il più importante edificio sacro di Conflenti, Catanzaro: la costruzione nacque sul finire del XVI° secolo, allorché avvennero nella cittadina numerosi eventi soprannaturali. Nell’estate del 1578, infatti, si susseguirono ben 9 apparizioni di cui 7 della Vergine, la quale chiedeva che le venisse edificato un tempio in prossimità delle querce dove avvenivano tali fenomeni. Due anni dopo il Santuario di Visora fu pronto e divenne immediatamente il centro della vita spirituale di Conflenti. Si tratta di un edificio, recentemente restaurato, con una semplice pianta a tre navate ed una torre campanaria a base quadrata dalla caratteristica cupola. Lungo tutto il perimetro della costruzione, dipinta con una tenue tonalità di giallo, troverete lesene ioniche e corinzie che scandiscono ritmicamente l’ordine delle vetrate nel livello superiore. Molto interessante anche il portone in legno intarsiato, il porticato retto da colonne ioniche e la balconata sovrastante. L’interno è molto ampio e luminoso, dominato dalla nicchia in cui è posta la statua della Madonna col Bambino che viene portata in processione l’ultima domenica di agosto, durante le celebrazioni in onore della Madonna della Quercia. Le due navate laterali sono delimitate da arcate scolpite nei minimi dettagli e con un grande gusto per i particolari. Qui troverete anche molti affreschi e pitture sulle vetrate e sul soffitto: tra questi segnaliamo quelli raffiguranti le apparizioni della Madonna, la Predicazione di San Giovanni Battista ed il Martirio di Sant’Andrea Apostolo. Molto eleganti anche le due colonne in granito poste all’entrata e le decorazioni in oro lungo tutto il soffitto. Una volta usciti potrete ammirare l’olmo secolare che, benché ormai rinsecchito, rappresenta a tutti gli effetti un monumento della città di Conflenti.

SANTUARIO DELLA MADONNA DI COSTANTINOPOLI
PAPASIDERO (CS)
Tel: +39 347 74 26 229
Email: santuariopapasidero@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario della Madonna di Costantinopoli risale al XVII° secolo ed è ubicato sulla riva destra del fiume Lao, nei pressi di Papasidero, in uno scenario naturale di particolare suggestione e bellezza. Ha pianta a T con tre navate e tre campate scandite da archi a tutto sesto poggianti su pilastri quadrati. Tre finestroni tribolati per parte si susseguono sui due lati più lunghi; a destra dell’edificio svetta un tozzo campanile a base quadrata e cuspide a piramide, dietro il quale resistono schegge di un antico affresco di modeste dimensioni. La chiesa si raggiunge attraversando un ponte fatto costruire da Nicola Dario nel 1904 sopra la campata ancora visibile di quello medievale anticamente denominato della Rognosa. Nell’interno si conserva un affresco di circa mt. 2×3 sulla parete rocciosa di fronte all’altare che Biagio Cappelli, in un saggio del 1936, assegnò erroneamente al XIV° secolo, mentre oggi si può senz’altro affermare, a seguito dei restauri operati dopo il terremoto del 1981, che va datato alla seconda metà del XVII° secolo. Oltre al dipinto, e alle statue in gesso della Madonna e di S. Emidio, si può osservare di fronte all’altare, addossato alla parete posteriore della navata principale, un soppalco in legno che sostiene un organo antico che mostra con evidenza l’usura del tempo intorno a cui si radunava il coro in occasione della celebrazione delle messe solenni.

SANTUARIO "MADONNA DELLA SCALA" MARIA SS. DELLA PIETA'
BELVEDERE SPINELLO (KR)
Tel: +39 0962 52 073
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il santuario della Madonna della Scala è l'elemento caratterizzante di Belvedere di Spinello. Ritenuto come luogo di pace e tranquillità, erge nella parte finale del paese con uno scenario intatto ed immerso nella natura incontaminata che ospita al centro del parco una quercia di circa 400 anni con un tronco di 4 metri e un'altezza pari a 20 metri. La Chiesa, parte predominante di tutto il paesaggio, ha la forma a croce latina e con la facciata principale rivolta in direzione ovest, presenta un'unica navata con rientranze laterali a formare una T, in stile normanno-basiliano e risale al 1000-1200, accanto alla chiesa sono ben visibili le nicchie rupestri a sepolture tipo “grotta”. Con gli anni, la struttura è divenuta più maestosa vista la realizzazione di un anfiteatro, di bagni pubblici, viali di collegamento, finanziati da un'associazione non a scopo di lucro fatta dai numerosi fedeli. Grazie ai fondi è stato possibile creare un parco che si affaccia sul mar Ionio, in cui sono presenti ulivi, pini, gelsi, querce secolari, e varie specie di fiori. Sempre nell'area del santuario, troviamo un Romitorio ovvero un insediamento rupestre e religioso, probabilmente del X° secolo, che è limitrofo ad una cappella, testimonianza della diffusione del monachesimo italo-greco.

SANTUARIO-BASILICA S. MARIA DEL PETTORUTO
Località Pettoruto
SAN SOSTI (CS)
Tel: +39 0981 61 082
Email: santuariopettoruto@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario della Madonna del Pettoruto sorge tra i monti del Pollino e fu edificato per accogliere l'effigie mariana realizzata dallo scultore Nicola Mairo di Altomonte nel 1449. La storia popolare narra dell'uomo che, ingiustamente accusato di omicidio, tentò la fuga nascondendosi tra le rocce del Pettoruto dove scolpì la statua della Madonna col Bambino. Riconosciuta più tardi la sua innocenza, ritornò a casa abbandonando tra i rovi, forse per dimenticanza, la scultura che fu poi ritrovata dal pastore sordomuto Giuseppe Labazia di Scalea. Quest'ultimo ebbe una visione miracolosa, durante la quale gli apparve la Madonna che gli chiese di far erigere, ad opera dei pellegrini di San Sosti, una chiesa. Si racconta che originariamente in quel luogo esisteva una cappella, risalente al 1200, che venne ampliata; purtroppo in merito alle succesive modifiche apportate alla struttura le fonti non riportano notizie specifiche. Attualmente la chiesa presenta una singolare facciata in stile neoromanico, realizzata nel 1929, suddivisa in due ordini con campanile cuspidato. Nel primo ordine sono visibili cinque portali stretti da colonne e paraste sormontate da capitelli in stile ionico sovrastati, nel secondo, da un loggione incorniciato da due rosoni a raggiera profilati da colonne e lesene con capitelli corinzi; la struttura è coronata da un timpano spezzato che inquadra un medaglione con l'immagine della Madonna col Bambino. L'interno è suddiviso in tre navate coperte da volta a botte e deambulatorio nella zona presbiteriale. È priva di cappelle laterali ad eccezione della cappella del SS. Sacramento, a cui si accede attraversando la navata sinistra, ricca di mosaici e impreziosita da un tabernacolo bronzeo. La volta è decorata da tre riquadri mistilinei affrescati raffiguranti l'Immacolata Concezione e nei lati San Michele, in prossimità dell'altare maggiore, e i Santi Lucia e Pasquale, con i relativi attributi iconografici, in fondo alla navata. Poche e semplici le decorazioni a mosaico che campeggiano lungo le pareti delle navate e nella zona presbiteriale. Una vetrata istoriata raffigurante i dodici Privilegi della Madonna irradia la cantoria. Al centro della navata spicca l'altare che custodisce, in una sontuosa edicola marmorea, la miracolosa statua della Madonna del Pettoruto. La singolarità della collocazione è dovuta a diversi motivi, a cui si associa anche la posizione della statua che è rivolta verso la navata laterale e non ai fedeli. L'opera è stata scolpita in un blocco tufaceo ed è rivestita d'argento cesellato e sbalzato. È impreziosita da diversi oggetti simbolici tra cui il rametto di melograno per la Vergine e il globo per il Bambino. Entrambe le figure recano sul capo il velo azzurro con stelle in filo d'oro e corone d'argento con rubini. La scultura è un tipico esempio di arte popolare, riconoscibile soprattutto dalla semplicità dell'esecuzione, a cui si è aggiunto nei secoli un grande valore devozionale. Il Santuario fu elevato a Basilica Minore nel 1979.

SANTUARIO DI SAN FRANCESCO
Largo San Francesco di Paola
PAOLA (CS)
Tel: +39 0982 58 25 18
Email: info@santuariopaola.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 6.30-19 (orario estivo); 6.30-18 (orario invernale)
Il santuario di San Francesco da Paola sorge a 178 metri sul mare nella parte alta e collinare della cittadina di Paola, località di nascita di san Francesco, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione. È meta di pellegrinaggio da tutto il sud Italia, specialmente dalla Calabria, di cui san Francesco è patrono. Custodisce parte delle spoglie del santo (le restanti si trovano a Tours in Francia). Il Santuario si trova nella parte alta e collinare della cittadina di Paola, che tra l’altro è la città natale di San Francesco, in un posto incantevole, in mezzo a floridi campi che furono proprietà del Santo, ai piedi di una montagna e di fronte al mare. Il Santuario rappresenta una delicata quanto affascinante miscela tra architettura rinascimentale e barocca, infatti, sulla facciata che dà alla piazza si possono distinguere entrambi gli stili, rinascimentale in basso e barocco in alto. Custodisce parte delle spoglie del Santo (le restanti si trovano a Tours in Francia), un dente molare che il frate aveva lasciato alla sorella Brigida prima di partire per la Francia, un paio di sandali, il mantello col quale ha attraversato lo stretto di Messina, un cappuccio, le calze, la corona del Rosario, ma soprattutto il busto d'argento che rappresenta il Santo. Dista 35 km da Cosenza. Nell'ottobre 1921 papa Benedetto XV° ha elevato il santuario al rango di basilica minore. Nel 2000, in occasione del Giubileo, è stata aperta al culto una nuova aula liturgica progettata da Sandro Benedetti.

SANTUARIO MADONNA DI PORTOSALVO
Piazza Francesco Ruffa
PARGHELIA (VV)
Tel: +39 0963 60 03 16
Email: donflorio8@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La Chiesa di Santa Maria di Portosalvo in Parghelia fu eretta nel 1745. Essa è adorna all’interno di pregevoli dipinti di scuola napoletana: da notare, in particolare, la Deposizione, sull’altare della Madonna dei Sette Dolori, l’Annunciazione e la Sacra Famiglia sulle pareti ai lati del Sancta Sanctorum, databili tutti intorno al 1757. Il dipinto venerato sull’altare maggiore raffigura la Vergine di Portosalvo ed è stato nei secoli e continua ad essere ancora oggi oggetto di particolare venerazione da parte non solo di tutti i pargheliesi, ma anche degli abitanti dei paesi del circondario. La leggenda lo vuole portato a Parghelia dall’Oriente, ai tempi di Leone Isaurico e della persecuzione iconoclastica, «nel medesimo giorno in cui la tradizione afferma essere stata concessa dalla Divina Provvidenza a Tropea l’Immagine di Maria SS. della Romania»; si tratta, invece, in effetti di una tela del periodo compreso tra il XVII° e XVIII° secolo, anche se alcuni tratti del volto della Vergine sembrano essere forse più antichi. La balaustra e l’altare in marmo policromo risalgono alla stessa epoca. Il campanile fu completato nel 1775. La facciata del tempio costituisce uno dei più antichi esempi di architettura neoclassica del Meridione d’Italia. Il culto della Madonna di Portosalvo è connesso, come suggerisce lo stesso titolo, con la tradizione marinara degli abitanti di Parghelia, che affidavano alla protezione della Vergine la propria sicurezza sui mari, come si legge in molti documenti di archivio e come ancora oggi testimoniano i numerosi ex voto che si possono ammirare nella sacrestia della Chiesa.

SANTUARIO MARIA SS. DELLA SALUTE
SAN GREGORIO D'IPPONA (VV)
Tel: +39 0963 26 16 41
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa dedicata alla Madonna della Salute (o della Sanità) è situata, nella frazione Zammaro' del comune di San Gregorio d'Ippona in un bellissimo giardino, con un'ampia vista panoramica delle Preserre Calabresi. Il luogo sacro, con una suggestiva cupola attribuita all'epoca bizantina, è comunemente denominato col singolare nome di "Santa Ruba", riferimento dialettale di "Santa Rupe". La struttura della chiesa è formata da una costruzione a pianta simmetrica di chiesa rurale, con abside semicircolare, coronata dalla cupola centrale ad ombrello eretto su un tamburo cilindrico poligonale. La caratteristica principale di questa struttura è proprio la cupola che si trova in corrispondenza dell’altare maggiore e da dove si nota il sovrapporsi di strati di tegole in cerchi concentrici. All’interno la chiesa si presenta a pianta rettangolare con un’unica navata. Le numerose trasformazioni e adattamenti di cui sono rintracciabili numerose applicazioni di sovrastrutture barocche hanno fatto si che venisse modificato lo stile originario della chiesa. All’esterno è possibile vedere un ornamento di lesene con meandro superiore a linee spezzate che ha come cornice una merlatura a scopo decorativo. Si dice che inizialmente questa chiesetta era stata costruita dai monaci basiliani per pregare e per accogliere i fedeli che abitavano nelle campagne circostanti ed inoltre costituiva un sostegno per le popolazioni smarrite durante le invasioni musulmane. Più tardi essa fu ampliata e furono costruite delle stanze annesse, destinate ai monaci basiliani che vi sarebbero rimasti oltre il XVI° secolo. Fu abitata fino al 1908 quando l’ultimo frate rimasto andò via a causa dei danni del terremoto del 1905, e da allora fu abbandonata e divenne cadente. In quel periodo alcuni abitanti di Mezzocasale per evitare che la statua della Madonna venisse trafugata se la portarono nelle proprie case per poi consegnarla al sacerdote don Teti. La festa principale si svolge la seconda domenica di settembre.

SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI PRESTARONA
Contrada Prestarona
CANOLO (RC)
Tel: +39 0964 35 68 88
Email: donpietroromeo@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Madonna di Prestarona è l'appelativo con cui nell'omonimo santuario situato nel territorio del comune di Canolo viene venerata Maria, madre di Gesù, la cui festa cade la prima domenica di Pasqua. È particolarmente venerata dagli abitanti di Gerace e Canolo. Il santuario, che si trova sull'Aspromonte orientale nel territorio del comune di Canolo, si raggiunge seguendo la SP1 (ex SS111) e imboccando quindi l'apposita strada che si trova prima di Gerace. Il santuario nacque come grancia del monastero di San Filippo d'Argirò da cui era distante due chilometri. Le notizie che si rinvengono in una platea risalente al 1507, conservata nell'Archivio Capitolare di Gerace, avallano quanto già si sapeva riguardo all'antichità della venerazione della Madonna di Prestarona e sui nuclei abitativi che sorgevano nei pressi del convento dove è ubicata. Nel documento è scritto che i monaci basiliani del monastero di San Filippo d'Argirò presso Gerace possedevano, già prima dell'anno mille, la chiesa di Nostra Signora di Prestarona e, secondo l'Oppedisano nella sua cronistoria della diocesi di Gerace, ogni martedì vi cantavano le lodi alla Madonna (Akàtisto).
Un'altra testimonianza dell'antichità di questa Madonna è riscontrabile in alcune monete coniate presso Mileto, dai normanni, che recano impressa proprio la sua effige con in braccio il bambino che gioca con una colomba.

SANTUARIO SAN DOMENICO DI GUZMAN
Via San Domenico n.2
SORIANO CALABRO (VV)
Tel: +39 0963 35 10 22
Email: info@santuariosandomenico.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di San Domenico è stato costruito nel 1838 sul sito di uno dei chiostri dell’antico omonimo convento seicentesco in rovina dopo il terremoto del 1783, precisamente il chiostro del priore. L’intero prospetto, la facciata esteriore con capitelli e cornici prende vita su disegno dell’ingegnere Don Gaetano Strani. I lavori iniziarono nel 1839 sotto la direzione del capomastro Francescantonio Staglianò, originario di Chiaravalle. Nonostante il mantenimento di alcune dimensioni del vecchio edificio, il nuovo involucro architetonico acquistò una nuova chiarezza spaziale ormai tutta neoclassica. L’architettura della chiesa è tardo barocca: all’interno è conservata La Santa Immagine di San Domenico (Il Quadro miracoloso) posto nell’ancona bronzea realizzata dallo scultore Monteleone al centro dell’altare maggiore. Preziosa è anche una statua di San Domenico scolpita in un unico tronco di tiglio dallo scultore sorianese Giuseppe Antonio Ruffo (1855), protagonista di eventi miracolosi nel 1870 e nel 1884 e il simulacro della Santissima Vergine del Rosario custodita gelosamente dalla Confraternita di Gesù e Maria del SS. Rosario. Nell'attiguo ex-convento dei padri domenicani, ricostruito in un’ala dell’antico convento, ha sede il municipio di Soriano Calabro ed una raccolta di reperti dell’antico edificio. Gli avanzi più consistenti si riferiscono alla parte inferiore della facciata della chiesa barocca, mentre rimangono tutte le strutture portanti fino all'altezza del piano terra: l'intero complesso è stato oggetto di un restauro conservativo nel secondo dopoguerra.

SANTUARIO SAN FRANCESCO DI PAOLA
PATERNO CALABRO (CS)
Tel: +39 0984 47 60 32
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa appare sontuosa ed ampia, il suo stile barocco attuale non è quello del tempo di San Francesco; allora era gotica, più bassa e con capriata a travi di castagno. Dopo il sisma del 1638 fu ricostruita come la si vede oggi. L'altare maggiore, una volta in muratura, rivestito, nel 1904, da marmi policromi per interessamento del P. Michele Tramontano, è oggi in marmo di Carrara ricoperto dagli stessi marmi policromi precedenti. Alle sue spalle si trova il coro ligneo per la preghiera comunitaria dei frati del convento. Sopra il coro domina la tela del Santanna (1785) raffigurante l'Annunciazione. San Francesco volle sacra all'Annunziata questa chiesa. La tela presenta il duplice mistero dell'Incarnazione e della Trinità. La cappella del Santo è il cuore del Santuario dove sono poche reliquie sotto il mezzo busto ligneo del Santo, ritratto in atteggiamento di mistico penitente. Nella nicchia sopra l'altare v'è la statua intera del Santo che volge il suo sguardo ai fedeli ed ai pellegrini. Il chiostro si presenta semplice, austero, ampio e luminoso ed al suo centro vi era il pozzo ora coperto da una vasca con pesci. Attraversando il passetto per recarsi nel giardino dei frati, si può ammirare il refettorio dove il Santo prendeva il parco e quaresimale cibo con i religiosi. Tramezzato da due file di colonne corinzie e con soffitta in tavole arabescate, conserva nella parete di fondo l'affresco dai colori molto vivi raffigurante l'Ultima Cena, di autore ignoto. Nella parte inferiore del giardino dei frati è situata la Grotta della Penitenza, ove il Santo discendeva sia di giorno che di notte per pregare. La parte superiore comprende l'Oratorio, all'origine rustica capanna edificata dal Santo per la preghiera comune con i suoi compagni eremiti e più tardi sua cella personale.

SANTUARIO SANT'UMILE
Via del Santuario
BISIGNANO (CS)
Tel: +39 0984 95 115
Email: amicidisantumile@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di Sant'Umile, detto anche della Riforma, dedicato alle stimmate di San Francesco d'Assisi, sorge su una collina, posta "a guardia" del territorio del comune di Bisignano, in provincia di Cosenza. La sua fondazione avvenne tra il 1221 ed il 1264 ad opera del beato Pietro Cathin, inviato da San Francesco d'Assisi per diffondere in Calabria il carisma francescano. Passato nel 1380 ai Minori Conventuali, nel 1445 papa Eugenio IV, con bolla, lo affidò ai Minori Osservanti, successivamente nel 1599 vi subentrarono i Minori Riformati. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1887, nella ricostruzione è stata alterata la fisionomia originaria. Oggi rimane un portale del XV° secolo con ornamento di colonnine e costolone ad arco acuto. Il chiostro rifatto ha un'ala del '300. L'interno del Santuario è a due navate, sopra l'altare maggiore vi è un crocifisso ligneo seicentesco scolpito a tutto tondo e dipinto al naturale, attribuito a frate Umile da Petraia. Sul primo altare di destra vi è un dipinto ad olio su tela di un artista di scuola giordanesca della fine del '600 che rappresenta il Martirio di San Daniele. Rilevante un candelabro ligneo intagliato e decorato, con motivi ornamentali baroccheggianti, alto due metri, opera ottocentesca di fra Giustino da Bisignano. Sul secondo altare sinistro è posta la statua in marmo bianco della Mdonna della Grazia, con scannello marmoreo a bassorilievo, raffigurante il Transito della Vergine, opera scolpita nel 1537 e di scuola gaginesca. Nel Santuario è , inoltre, conservato il corpo del Santo e si può visitare il museo conventuale "Sant'Umile".

SANTUARIO SANTA LIBERATA
SANTO STEFANO DI ROGLIANO (CS)
Tel: +39 349 28 14 077
Email: santa.liberata@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
È posto sulla sommità del Monte Tirone, dove la tradizione popolare vuole sia stata rinvenuta una reliquia della Santa (Osso del braccio sinistro). A seguito del ritrovamento, il posto diventa luogo sacro nel quale viene edificata una cappella di campagna. Successivamente, nel 1904, essendo la chiesetta diventata inagibile al culto a causa di cedimenti strutturali, viene costruito l’attuale Santuario. La Chiesa ha una monumentale facciata, interamente rivestita in pietra calcarenitica, ed è delimitata alle estremità da due campanili a pianta quadrata, connotati, in prossimità delle campane, da quattro aperture “a bifora”. La parte superiore della facciata è caratterizzata da due nicchie disposte simmetricamente rispetto al rosone centrale polilobato e inquadrate da quattro lesene giganti di ordine ionico. La pianta dell’edificio è di tipo basilicale con tre navate, di cui le laterali più basse rispetto alla principale. L’interno è stato adeguato al gusto barocco attraverso l’uso di gessi, stucchi ed, in alcuni punti, anche della doratura. La navata centrale è coperta da una volta a botte su cui si aprono delle voltine ad unghia in prossimità delle finestre rettangolare alte. Nelle navate laterali, collegate alla principale attraverso delle arcate giganti a tutto sesto impostate su imponenti pilastrature di ordine composito, trovano posto degli altari con tele di Santi, tre per lato, che definiscono una sorta di cappelle coperte da volte a crociera. Dalla navata destra si accede al locale retrostante, mentre, da quella sinistra, alla sagrestia, aperta anche verso la zona absidale; qui trovano posto la mensa e l’altare marmoreo policromo con la pala della Santa Titolare. Sull’ingresso principale è ubicata, invece, la cantoria, simmetricamente opposta al presbiterio. Questo luogo mistico, immerso nel verde dei castagni e circondato sui due lati da filari di acacie, cui si giunge tramite una stradina che dal paese si inerpica lungo il monte, infonde al pellegrino un senso di pace e serenità. Dal piazzale antistante la Chiesa si può ammirare un ampio panorama, che consente allo sguardo di spaziare dalla valle del fiume Savuto a quella del fiume Crati.

SANTUARIO EREMO SANTA MARIA DELLA STELLA
PAZZANO (RC)
Tel: +39 347 89 35 107
Email: enzochiodo@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Spettacolare Santuario creato all'interno di una grotta. Il primo documento sull'eremo è il Codice greco 598 di Parigi, contenente le opere di Sant'Efrem diacono, e composto dal monaco Michele. Successivamente, con le incursioni saracene, Cristodulo, che era l'egumeno dell'eremo, fuggì a Patmos. Con la fine dell'invasione saracena, Paolo, successore di Cristodulo, tornò a Stilo riportando molti manoscritti che costituirono parte della biblioteca di Santa Maria. Dal 1096, durante il periodo normanno, l'eremo di Santa Maria diventa un monastero minore, come si evince da un documento del conte Ruggero I, che cedette al vescovo di Squillace, Giovanni Niceforo, l'abbazia di San Giovanni Theresti di Bivongi, l'abbazia di San Leonte, la chiesa di San Nicola e Santa Maria della Stella. Dal 1522 il monastero diventa santuario e vi fu collocata per la prima volta la statua della Madonna della Stella o Madonna della Scala. Si pensò fosse origine gaginesca, ma nuovi studi riferiscono con certezza che sia stata scolpita dal siciliano Rinaldo Bonanno per la somiglianza con altre sue opere. Da eremo di Chiesa bizantina diventa così col passare degli anni santuario della Chiesa cattolica, e le vecchie icone bizantine vengono abbandonate, e mai più recuperate ancora ai giorni nostri, in favore della statua della Madonna della Stella. Nel secolo XV° il Santuario diventa indipendente da San Giovanni Theresti e i basiliani (Grancia dell'ordine di San Basilio) abbandonarono l'eremo (1670) anche se rimane all'ordine di San Basilio fino al 1946. Il primo parroco si suppone sia stato Marcello Jhodarelli nel 1670. Le leggenda della statua della Madonna di Monte Stella viene riportata per la prima volta da Giovanni Fiore da Cropani alla fine del XVII° secolo nella sua opera Della Calabria illustrata.

SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE
ROCCELLA JONICA (RC)
Tel: +39 0964 85 998
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa-santuario della Madonna delle Grazie, sorge in una valle presso la sponda sinistra del torrente Zirgone ed è circondata da un sistema collinare su cui alle zone verdeggianti che ricoprono le pendici, si alternano caratteristici tratti rocciosi, che creano una visione paesaggistica d’insieme molto suggestiva. Fondata nel 1545 dal capitano palermitano Onofrio Buscemi. La leggenda narra che il Capitano Buscemi, trovandosi in mare, venne sorpreso da una violenta tempesta e con l’equipaggio fece voto alla Vergine di edificare in suo onore un santuario, nel punto in cui, fosse approdato in salvo. Scampato il pericolo, insieme all’equipaggio edificarono la chiesa. Un pregevole dipinto dell’epoca, attribuito allo stesso Buscemi, riproduceva la scena del miracolo, quest’opera (insieme ad altri quadri) è stata trafugata e attualmente è stata sostituita da una riproduzione. La facciata esterna della chiesa presenta una struttura architettonica sobria, sul muro frontale si apre il portone d’ingresso, incorniciato da un portale in granito sagomato. Più in alto vi è un cornicione a sbalzo in pietra granitica, abbellito da una piccola figura sacra posta al centro. Il largo antistante alla chiesa è raggiungibile da una scalinata monumentale, ornata con blocchi granitici lavorati. L’interno della chiesa è ad unica navata e con una sola abside. Nelle pareti laterali, in prossimità del “cielo” si possono ammirare due dipinti dell’artista gioiosano Corrado Armocida. Il pavimento è originale del ‘500, in pietra marmorea durissima, a lastre quadrangolari. Davanti al presbiterio, è sistemata una statua che raffigura il Sacro Cuore di Gesù, eseguita in cartapesta, modellata a tutto tondo e a figura intera. Sul lato opposto, si trova la statua di Maria SS. delle Grazie, opera lignea ottocentesca scolpita a tutto tondo e a tutte figure dall’artista Rodolfo Del Pozzo, di Mammola. Di notevole fattura sono anche due statue in gesso bianco, raffiguranti l’Apostolo Pietro e l’Apostolo Paolo. Nella zona di centro della parete absidale è sistemato un modellino di imbarcazione in alabastro, poggiante su una piccola mensola. Nella cantoria, con veduta frontale trova posto un antichissimo organo a canne. In aderenza al Santuario sorge un edificio, risalente anch’esso al XVI° secolo, che ha costituito l’alloggio di un gruppo di suore laiche, le quali hanno curato la gestione del Santuario negli anni ’70 e i primi anni ’80. Attaccata al tetto di questa struttura, sorge la piccola torre campanaria, di forma cosiddetta a “vela”, munita di due monofore dalle cui arcate pendono due campane.

SANTUARIO SANTA MARIA DI MONSERRATO
Piazza Monserrato n.11
VALLELONGA (VV)
Tel: +39 0963 76 137
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Giunti sull'altopiano di Vallelonga, vicino ad un vasto parco, che ospita felci e querce secolari, si può riverire la Madonna del Monserrato, nel mirabile Santuario che dal 1550 è ufficialmente riconosciuto in devozione alla Madonna di Monserrato, anche se a discordanza dei pareri dei religiosi locali, secondo i quali il culto affonda le sue radici nel periodo del dominio Aragonese nel meridione d'Italia del 1400. Il nome Monserrato ci porta a Barcellona, su una montagna con le cime a forma di denti di sega qui fu rinvenuta l'immagine della Madonna. Era stata nascosta su questa montagna, per evitare che venisse portata via durante l'invasione dei mori, e poi fu ritrovata da un pastore, sconvolto dal suono divino e da una luce misteriosa che usciva da una grotta. Da allora, furono create diversi luoghi di culto, in onore dell'immagine miracolosa, e si diffusero rapidamente in tutto il modo. La chiesa che si presenta alla nostra vista è stata, quasi interamente, ricostruita tra il 1930 e il 1935, in seguito alla devastazione del terremoto del 1908 e di un brutale incendio nel 1926. Quel che rimane dell'antica costruzione è il presbiterio che ospita l'altare maggiore in marmi policromi. All'interno della chiesa guidati da una luminosità rasserenante si possono ammirare i decori in marmo lungo le pareti e i pilastri, gli stucchi color oro che ornano gli archi, le decorazioni dei soffitti delle tre navate, le pitture murali sul soffitto dell'abside, e in più tutte le opere artistiche custodite nella Basilica quali statue in marmo e in legno e sul soffitto della navata centrale tre grandi tele rappresentanti: Giuditta, Adorazione dei pastori, e Fuga in Egitto, risalenti alla seconda metà dell'ottocento ad opera di Andrea Cefaly uno dei più grandi artisti calabresi. Colpisce per la sua particolarità la Cappella dell'Eucarestia, di recente realizzazione, Gesù-Eucarestia racchiusa in una lignea volta che pare elevarsi al cielo. Nel santuario è presente il più grande organo a canne di tutta la Calabria, con il quale si svolgono diverse manifestazioni organistiche di richiamo nazionale.

SANTUARIO SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO
Piazza Duomo n.1
NICOTERA (VV)
Tel: +39 338 29 70 588
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La concattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Nicotera, in Calabria, cattedrale fino al 1986 della diocesi di Nicotera, unita aeque principaliter alla diocesi di Tropea dal 1818. Oggi la chiesa è concattedrale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Secondo la tradizione la prima cattedrale di Nicotera e l'episcopio sorgevano sulle rovine di un antico tempio greco dedicato a Diana ubicato nella pianura sottostante l'attuale cittadina. Secondo lo storico Giovanni Fiore da Cropani le prime memorie di questa cattedrale risalgono al 596, quando il Papa dette incarico a Procolo quale primo vescovo di Nicotera, di rappresentarlo nella controversia insorta tra Bonifacio, vescovo di Reggio, ed il clero della città stessa. La chiesa negli anni successivi fu diverse volte assalita e saccheggiata da scorrerie saracene. La ricostruzione fu voluta da Roberto il Guiscardo nel 1065 che volle dedicare la nuova chiesa alla Madonna di Romania. Nel 1304, durante le guerre di successione tra Angioini ed Aragonesi, la Cattedrale fu ridotta a chiesa collegiale, aggregata a Mileto prima e poi a Reggio. Tale situazione durò quasi 90 anni, fino a quando, in seguito all'intervento di Enrico Sanseverino, conte di Mileto, Bonifacio IX concesse con bolla del 16 agosto 1392 la reintegrazione della sede vescovile. Ad iniziativa del vescovo Ottaviano Capece (1582-1618) la cattedrale venne restaurata, ampliata e modificata nel suo orientamento, privilegiando le necessarie operazioni di risanamento strutturale piuttosto che quelle decorative. La chiesa venne riconsacrato nell'anno 1592 e dedicata alla Vergine Assunta in cielo. Nel 1759 un grande incendio sviluppatosi nella notte distrusse parte del tempio e gli arredi di maggior pregio. Il terremoto del 1783 distrusse completamente l'edificio appena restaurato dall'incendio, si rese necessaria la ricostruzione che fu effettuata a carico dello Stato, nel rispetto delle dimensioni originarie. L'interno fu modificato e l'aula unica fu ripartita in tre navate, con soffitto a volte, e terminante con una grande abside cui è addossato l'altare maggiore in marmi policromi.

SANTUARIO SANTA MARIA DELL'ACCOGLIENZA
Via Santa Maria
MENDICINO (CS)
Tel: +39 0984 63 06 79
Email: parrocchiamendicino@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questo Santuario sorge sul colle alto di Mendicino e nasce dall'opera dell'eremita fra Raffaele Filippelli, nato a Mendicino nel 1862, che grazie all'aiuto di don Salvatore Castriota e degli artigiani del paese, iniziò, nei primi del '900, la sua costruzione, terminata il 15 agosto del 1917. Nel 1932 fra Raffaele, nella grande struttura attigua al convento, avviò l'opera "Figli dei Campi" e qui furono accolti vecchi abbandonati, poveri preti senza casa e, successivamente, bimbi orfani e bisognosi. Nel 1944 fra Raffaele morì e fu sepolto, secondo le sue volontà, nel Santuario, ai piedi del simulacro della Vergine. L'interno del Santuario è ad un'unica navata ma è dotata del transetto che forma con la navata, a zona absidale, una croce latina. La facciata è realizzata con pietra di Mendicino. Le vetrate dell'abside rappresentano Santa Maria Assunta, San Francesco di Paola e Gioacchino da Fiore; quelle del transetto alcuni Santi e Beati calabresi, mentre quelle della navata alcune scene della vita di Maria ed alcuni misteri mariani. La statua della Madonna in pietra è posta al centro del catino absidale. La statua processionale della Vergine Assunta è stata incoronata con aurea corona, realizzata da Vincenzo Leonetti, nel 2003 con l'oro proveniente da donazione dei fedeli. Nel 2006 è stata riaperta ai fedeli la grotta dove pregava fra Raffaele.

SANTUARIO DI SANTA MARIA DELL'ISOLA
Via Lungomare
TROPEA (VV)
Email: santuariosantamariadellisola@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni (da Aprile a Ottobre)
Orari: 9-20 (Apr-Giu); 9-23 (Lug-Ago); 9-20 (Set-Ott)
Il santuario sorge sull’omonimo scoglio nelle vicinanze del comune di Tropea. È probabile che lo scoglio dell'isola fosse abitato, intorno al VII°-VIII° secolo, da eremiti. Questi, isolandosi dal mondo civile, si dedicavano ad una vita contemplativa e ascetica. Le prime indicazioni scritte dell’uso dello scoglio per finalità monastiche risalgono all'XI° secolo, tutto ciò che è precedente deve essere considerata come ipotesi storica. Per molti anni appartenne ai monaci basiliani e a partire dall'undicesimo secolo vi abitarono i monaci Benedettini. Fu proprio Roberto il Guiscardo, il duca normanno, a volere il passaggio dal rito greco a quello latino, intorno al 1060. In seguito ai terremoti del 1783 e del 1905, si conserva ben poco della struttura originaria. La scala che si percorre per raggiungerla è stata realizzata intorno al 1810. Divenuta uno dei luoghi simboli della Calabria a livello mondiale, questa chiesa è di origine medievale. Anche sulla chiesetta di Santa Maria dell'Isola esiste una leggenda che narra di come la vergine giunse nel paesello. Al tempo dell'iconoclastia, una statua della Vergine giunse a Tropea proveniente dall'Oriente. Il popolo scese al lido, insieme al vescovo e al sindaco per festeggiare l'arrivo della statua in legno della Madonna. I due capi del paese decisero, di comune accordo, di installare la statua della Madonna all'interno di una nicchia, in una grotta naturale, presente nello scoglio della rupe. La statua, purtroppo, risultava troppo grande rispetto alla grandezza della nicchia. Fu per questo motivo che i capi della comunità convocarono un falegname affinché risolvesse il problema, segando le gambe della Madonna. Ma il falegname, appena appoggiò la sega sulla statua, rimase paralizzato alle braccia, mentre il sindaco e il vescovo morirono in quell'istante. Nei giorni a seguire la Madonna iniziò a graziare il suo popolo, compiendo atti miracolosi per gli ammalati che venivano condotti, dove venne posata la Madonna. Fino ad alcuni decenni fa, i devoti erano soliti accompagnare i loro cari ammalati nello stesso punto della grotta, nella speranza di una grazia.

SANTUARIO SANTA MARIA DELLE ARMI
CERCHIARA DI CALABRIA (CS)
Tel: +39 0981 99 10 02
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9-19
L'odierno santuario sorge su un antico sito monastico bizantino, alle pendici del monte Sellaro, anche noto come monte santo. Già nel X° secolo si ha notizia nella Vita di san Saba di un monachus ascetarii Armon (un monaco proveniente dall'ascetario delle Armi) e, poco distante, dell'esistenza del celebre monastero bizantino di Sant'Andrea, guidato dagli abati (egùmeni) Pacomio e san Gregorio da Cerchiara. Nel 1192 una ricca donazione in greco di un facoltoso cerchiarese, Gervasio Cabita, menziona, tra gli altri beneficiari, il monastero femminile di Santa Maria delle Armi e la sua chiesa. Nel corso del XV secolo, dopo un probabile periodo di abbandono, la chiesa è di nuovo meta di pellegrinaggio. Nel 1517 il vescovo di Cassano, Marino Tomacelli di Napoli, con bolla ufficiale, dona il giuspatronato della chiesa alla Universitas Civium Circlarii (l'allora comune di Cerchiara) per aver eseguito importanti lavori di ristrutturazione. Da allora anche i signori di Cerchiara, i principi Sanseverino di Bisignano e i Pignatelli di Cerchiara, incrementarono con le proprie offerte il complesso monumentale (da un edificio loggiato agli altari settecenteschi, dagli affreschi alla cappella della Madonna). Il santuario è stato una Pia Casa di Carità sino ai primi decenni del XVIII secolo, dedito soprattutto ad accogliere e istruire orfanelli e persone indigenti (da qui i cognomi Dell'Armi e Cerchiara) L'antica leggenda vuole che nel 1450 alcuni cacciatori di Rossano videro una cerva infilarsi in una piccola grotta del monte Sellaro. Giunti al suo interno non videro più la cerva ma due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, meravigliati del prodigio, portarono le tavolette nella loro città, a Rossano. Qui però le tavolette sparirono ripetutamente per essere poi sempre ritrovate nel luogo del loro rinvenimento. Si decise quindi di edificare una piccola cappella che le custodisse. Durante i lavori, un fabbro indispettito da una pietra ovale, inservibile al suo scopo, la quale gli capitava sempre tra le mani, la ruppe con un colpo deciso. Questa si aprì in due: da un lato l'immagine della Madonna con il Bambino e dall'altra San Giovanni Battista. La prima è custodita gelosamente ancora in una cappella con marmi policromi all'interno della chiesa, l'altra fu trafugata e, secondo una tradizione, trasportata a Malta.

SANTUARIO SANTA SPINA
Località Santa Spina
PETILIA POLICASTRO (KR)
Tel: +39 0962 43 10 90
Email: info@santaspina.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
L’originalità su cui è sorto il santuario, su iniziativa dell’arcivescovo Santa Severina, fu costruito su un terreno donato da un marchese Nicola Ruffo di Crotone. Secondo alcune fonti, ad abituarlo furono i romiti dell’ordine certosino o basiliani. Il 22 agosto 1523 arrivò al santuario la sacra spina della corona che trafisse il capo di Gesù Cristo. Questa reliquia fù donata da Giovanna Di Valois, regina di Francia, a padre Dionisio Sacco nel 1498. Quest’ultimo decise di portarla in dono al suo monastero d’origine che era quello francescano di Petilia Policastro. Nel 1523 il frate non riuscì a portare la sacra spina perché fu bloccato prima dalla malattia e poi dalla morte. Il 22 agosto 1523 Padre Ludovico Albo portò la reliquia nel santuario di Petilia Policastro. Nel 1895 la spina venne collocata in un ricco ostensorio donato dal clero di Petilia, chiusa da spessi cristalli accuratamente sigillati dalle autorità ecclesiastiche. In chiesa sopra il presbiterio troneggia l’altare e il tabernacolo che custodisce la reliquia. Questa bella chiesa seicentesca, col soffitto dipinto da artisti napoletani, racchiude un quadro della vergine di Guido Reni e una deposizione di Mattia Preti. Attualmente il santuario pur essendo di proprietà dei frati è affidato in comodato all’Arcivescovo pro tempore dell’arcidiocesi Crotone -Santa Severina.
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