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I 7 artisti calabresi più famosi di sempre

Nunzio Bava (Bagaladi, 1906 - Reggio Calabria, 1994)
Considerato il più importante pittore verista del Novecento calabrese. Visse l'infanzia a Bagaladi e si trasferì poi a Reggio Calabria dove frequentò l'ambiente artistico ed in particolare Umberto Marasco, un bravo decoratore che egli definì il proprio "maestro". Frequentò la scuola d'arte Mattia Preti di Reggio; presto si specializzò in disegni di paesaggi calabresi e figure ispirate al costume calabrese; collaborò con diversi quotidiani e periodici. Dipinse a Reggio Calabria quattro grandi composizioni d'arte sacra per la Cattedrale di Reggio Calabria, e altre nel Santuario di San Paolo, nella Chiesa del Carmine e nella Cattolica dei Greci. Dipinse inoltre bozzetti e cartoni per vetrate e mosaici per altre chiese reggine. Il quadro "I lavoratori" è una delle sue opere più importanti.

Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882 - Verona, 1916)
Esponente di spicco del futurismo. L'idea di rappresentare visivamente il movimento e la sua ricerca sui rapporti tra oggetto e spazio influenzarono fortemente le sorti della pittura e della scultura del XX° secolo. Umberto nacque il 19 ottobre 1882 a Reggio Calabria; qui frequentò le prime classi delle elementari, successivamente la famiglia si trasferì a Forlì, poi a Genova e a Padova. Nel 1897 (a causa del lavoro del padre Raffaele) giunse l'ordine di un nuovo trasferimento a Catania. A Catania Umberto frequentò l'istituto tecnico fino a ottenere il diploma. Collaborò con alcuni giornali locali e scrisse il suo primo romanzo: Pene dell'anima che reca la data 6 luglio 1900. Nel 1901 Umberto si trasferì a Roma, lì frequentò spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s'innamorò di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto, a circa vent'anni, frequentò lo studio di un cartellonista, dove apprese i primi rudimenti della pittura. In questo periodo conobbe Gino Severini, con il quale frequentò, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla. All'inizio del 1903 Umberto e Severini frequentarono la Scuola libera del Nudo, dove ebbero modo di incontrare Mario Sironi, anch'egli allievo di Balla, con il quale strinsero una duratura amicizia. In quell'anno Umberto dipinse la sua prima opera Campagna Romana o Meriggio.

Andrea Cefaly (Cortale, 1827 - Cortale, 1907)
È detto a volte "senior" per distinguerlo dal nipote Andrea Cefaly junior, a sua volta pittore. Nacque a Cortale, paese in provincia di Catanzaro, da una famiglia dell'antica aristocrazia. Il padre Domenico era un proprietario terriero, la madre Caterina Pigonati era letterata e musicista. Dopo i suoi studi catanzaresi, nel collegio degli Scolopi, si trasferì nel 1842 a Napoli, per intraprendere la professione forense e frequentare le lezioni del letterato Cesare Malpica e di Francesco de Sanctis. Vinta la resistenza paterna, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, allievo di Filippo Marsigli, e alla scuola libera di Giuseppe Bonolis. Nel 1848 prese parte ai Moti liberali antiborbonici e combatté nella Guardia Nazionale, di cui fu capitano. Nel 1855 ritornò a Napoli, nel tempo in cui era in corso la rivoluzione pittorica verista. Due anni dopo aprì studio al vicoletto San Mattia, divenuto confluenza e officina di pittori e letterati. Nel 1860 fu con Giuseppe Garibaldi, che seguì fino alla battaglia del Volturno, esperienza che tradusse in diverse opere pittoriche. Ritornato a Cortale, nel 1862 fondò una Scuola di Pittura, con presidente onorario Garibaldi. Si interessò attivamente di politica e fu consigliere comunale e provinciale (anni 1871-1875), deputato repubblicano al parlamento (1876-1880), nella I e III legislatura del Regno d'Italia, quando la destra era al potere, cercando sempre di sensibilizzare gli ambienti politici intorno alle tristi condizioni della Calabria di allora.

Pietro Negroni (Borgo Partenope, 1505 - Napoli, 1567)
Nacque nell'anno 1505, secondo alcune fonti a San Marco Argentano in provincia di Cosenza (ipotesi più accreditata), secondo altri a Borgo Partenope, sempre nel cosentino.
Recatosi a Napoli, entrò nella bottega del suo conterraneo Marco Cardisco e subì l'influenza di Polidoro da Caravaggio, che diffondeva in quegli anni nel sud dell'Italia il linguaggio e gli stilemi della Maniera. A lui probabilmente Giorgio Vasari si riferisce, nel raccontare la Vita di Marco Calavrese Pittore. A Napoli, lo "Zingarello", come era soprannominato per il suo aspetto fisico, fu incaricato di preparare le coreografie per l'arrivo in città dell'imperatore Carlo V, incarico che gli portò un certo prestigio. Molte sue opere sono sparse tra Campania, Sicilia e soprattutto Calabria, ad esempio in varie chiese di Cosenza, Castrovillari e Cassano all'Ionio, dove è conservata una splendida Annunciazione. Notevoli gli olii su tavola, scomparti di un polittico ora smembrato, ospitati nel Convento della Riforma a San Marco Argentano: il San Paolo, effigiato con due piedi sinistri, il San Pietro e la Santissima Trinità.

Mattia Preti (Taverna, 1613 - La Valletta, 1699)
È detto anche il Cavaliere Calabrese perché nato in Calabria e fatto cavaliere da papa Urbano VIII durante la sua attività a Roma. Attivo nella penisola italiana e a Malta in un lunghissimo arco di tempo (la sua carriera durò oltre sessant'anni) fu uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana. Mattia Preti nacque a Taverna, in provincia di Catanzaro, piccolo centro della Sila catanzarese, ai margini della scena culturalmente più vivace del suo tempo. Il clima che vi si respirava non doveva discostarsi troppo dalla rielaborazione in chiave locale degli esempi del tardo manierismo meridionale, testimoniati dalla pittura di Giovanni Balducci, Giovanni Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede. Gli stimoli più rilevanti furono probabilmente di altra natura.
Preti nasce terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto intermedio delle famiglie "onorate", non ricche di possedimenti o beni materiali ma di "qualità morali e intellettuali", come rilevò nel 1929 Alfonso Frangipane, il più tenace e assiduo ricercatore di documenti pretiani, ricordando la separazione fra ceti elaborata nel 1605. La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita. Il suo precettore fu don Marcello Anania, parroco della chiesa di Santa Barbara di Taverna, che lo istruì “nella grammatica e nelle buone lettere”.
Nel 1630 si trasferì a Roma, dove abitò nei primi anni insieme al fratello maggiore Gregorio, anche lui pittore e di una decina d'anni più grande. Conobbe le tecniche del Caravaggio e dei suoi seguaci, da cui fu fortemente influenzato. A questo periodo risalgono gli affreschi di San Giovanni Calibita, di San Carlo ai Catinari e di Sant'Andrea della Valle in Roma. Rimase a Roma per quasi venticinque anni, ma si recò spesso in viaggio per l'Italia e l'estero (Spagna e Fiandre soprattutto), avendo contatti con i pittori emiliani della generazione precedente, quali Guercino e Giovanni Lanfranco, che influenzarono ulteriormente la sua pittura. Dal 1653 si trasferì a Napoli, dove subirà l'influenza di un altro grande pittore più giovane, Luca Giordano. Nella città partenopea il Preti contribuì a dare sviluppo alla scuola pittorica napoletana. Tra il 1657 e il 1659 affrescò le porte della città durante la peste; di queste opere rimane oggi solo quella su porta San Gennaro. Inoltre sulla volta di San Pietro a Majella dipinse la vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d'Alessandria. Risalenti al suo periodo napoletano, diverse altre furono le opere compiute dal Preti. Vi fu infatti il Ritorno del figliol prodigo al Palazzo Reale e altre tele conservate in alcune chiese napoletane. Nel 1661 l'artista si trasferì a Malta, chiamato dal Gran maestro dell'ordine di Malta Raphael Cotoner. Sull'isola realizzò buona parte della decorazione della Concattedrale di San Giovanni a La Valletta e la Conversione di San Paolo, nella vecchia Cattedrale di San Paolo a Medina per conto dei Cavalieri Ospitalieri, e altre opere per le varie chiese maltesi. Secondo lo storico dell'arte Antonio Sergi, Mattia Preti avrebbe realizzato a Malta un totale di circa 400 opere tra tele e affreschi. Dal 1672 riesce a realizzare numerose opere nelle chiese della sua città natale, Taverna.

Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 - Milano, 2006)
Considerato uno dei protagonisti della scena artistica della seconda metà del XX secolo. La sua figura è legata al movimento del Nouveau Réalisme e della Pop Art internazionale. Nato nel 1918 a Catanzaro da una famiglia della media borghesia, dopo aver ottenuto il diploma nel 1940, nel 1941 è chiamato alle armi. Nel 1943 lascia l'esercito e l’anno successivo ottiene il diploma di maturità artistica a Napoli. Tra il 1944 e il 1945 insegna disegno e calligrafia a Catanzaro. Nel 1945 si trasferisce a Roma dove frequenta la giovane avanguardia costituita dagli esponenti del Gruppo Forma 1 (Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato). Dopo gli inizi figurativi e le prime sperimentazioni, inizia a dipingere quadri astratto-geometrici ispirati alle opere di Vasilij Kandinskij e Piet Mondrian. Nel 1947 partecipa alle prime esposizioni nell'ambito dell'Art Club. Nel 1949 si dedica ad esperimenti di poesia fonetica, che denomina epistaltica (un neologismo inventato dall'artista), del quale nello stesso anno redige il Manifesto. Nel 1950 espone a Parigi al Salon des Réalités Nouvelles. Nel febbraio 1951 partecipa alla mostra "Arte astratta e concreta in Italia - 1951" organizzata da Palma Bucarelli e Giulio Carlo Argan alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma; il mese successivo, è impegnato nella sua prima personale alla galleria Chiurazzi di via del Babuino. Nel 1951 ottiene l'assegnazione di una borsa di studio da parte della Fulbright Foundation, che gli permette di recarsi negli Stati Uniti in qualità di "Artist in Residence", all'Università di Kansas City. Nel 1952 realizza la seconda personale alla William Rockhill Nelson Gallery of Art di Kansas City e porta a compimento un pannello murale sul tema dell’astronomia presso il dipartimento di Fisica e Geologia dell’università. Per l'Università di Harvard compie una performance di poesia epistaltica. In autunno torna a Roma, dedicandosi alla produzione fonetica. Nel 1953 comprende che il mezzo pittorico non è più un mezzo adatto per l'espressione della sua poetica e ha improvvisamente quella che egli definisce "illuminazione Zen": la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica. Così nasce il décollage: Rotella preleva dai muri di Roma e incolla sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada rielaborandoli poi in studio, adottando il collage dei cubisti e contaminandolo con elementi mutuati da una matrice informale vicina ad Hans Arp e a Jean Fautrier e con il ready-made dadaista. Nel 1955, a Roma, nella mostra "I Sette pittori sul Tevere a Ponte Santangelo", invitato da Emilio Villa, espone per la prima volta il 'manifesto lacerato'. In quegli anni si serve anche dei retro dei manifesti, ricavandone delle opere astratte denominate retro d'affiches.

Nick Spatari (Mammola, 1929)
All'età di nove anni vinse il premio internazionale di pittura dell'Asse Roma-Tokio-Berlino. Per un trauma subìto nel 1940 perse l'udito e fu costretto a diventare un autodidatta, sviluppando le proprie capacità anche in campo scultoreo e architettonico, partendo dal confronto immediato con i materiali. Durante gli anni cinquanta e sessanta viaggiò in Europa. Nel 1958 espose alla Biennale di Venezia. Alla fine degli anni cinquanta, si stabilì a Losanna, dove creò il prismatismo. Incontrò una giovane collezionista russa che lo invitò a Parigi dove i due si sposarono, stabilendovisi per qualche tempo. A Parigi entrò in contatto con il mondo artistico e culturale e frequentò per circa due anni lo studio di Le Corbusier, congeniale alla sua inclinazione verso il primitivismo. Conobbe anche Jean Cocteau e incontrò Picasso e Max Ernst. Aderì al gruppo di artisti gravitanti intorno alla galleria Cigaps (Centre international de groupement d'artistes peintres, sculpteurs). Tornato in Italia nel 1966, si stabilì per un periodo a Milano dove, insieme a Hiske Maas aprì la galleria d'arte Studio Hiske, a Brera, che rimase attiva fino al 1978. Sul finire degli anni 70, Spatari decise di tornare in Calabria insieme ad Hiske Maas, si stabili' per un breve periodo a Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro, dove su commessa dei Frati Minori Cappuccini e di qualche mecenate del luogo, dipinse l'abside e alcune cappelle laterali dell'antico Convento, alcune delle opere si possono ancora ammirare. Poi tornò nel suo paese a Mammola con l'intento di lavorare ad un suo progetto: la realizzazione di un museo-laboratorio d'arte contemporanea. A partire dal 1969 fu realizzato il Parco Museo Santa Barbara a Mammola, sui resti di un monastero basiliano sul fiume Torbido. All'interno è ospitato il grande affresco tridimensionale del Sogno di Giacobbe.
Oltre a queste opere Spatari dipinse un intero santuario dedicato a San Nicodemo nel comune di Mammola, nei pressi dell'altopiano della Limina.

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