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venerdì 8 maggio 2020

Amendolea e la vallata dei mandorli

Alla scoperta dell'area grecanica, nell'estremo Sud del versante jonico calabrese. Tra borghi abbandonati, ampie vallate e atmosfere uniche troviamo il vecchio abitato di Amendolea con il suo Castello che fa da guardiano alla magnifica vallata e alla fiumara. Il mare all’orizzonte e i bergamotti nella valle sottostante, siamo a pochi chilometri da Reggio Calabria.
Il suo nome deriva dalla fiumara omonima, che a sua volta prende il nome dai mandorleti diffusi tra le sue sponde, che nel dialetto locale si chiamano “mmenduli” (Ammendulia).
Stradine sterrate e ruderi di abitazioni private fanno di questo borgo abbandonato un piccolo tesoro.
Amendolea è raggiungibile inerpicandosi per una ripida salita che, dalla frazione, conduce fino ai ruderi della Chiesa di Santa Caterina, ai margini di un cimitero senza croci.
Più avanti, sorge la chiesa di San Sebastiano, con il suo campanile cuspidato, tardo barocco, tipico della zona. Percorrendo la poderale, direzione Bova, una stradina sterrata, conduce alla chiesa di San Nicola.
All’estremità meridionale del borgo, oramai dominato dai ruderi delle abitazioni private, si erge la chiesa dell’Annunziata, orientata ad est secondo la liturgia orientale.
Il Castello normanno (XII° sec.), detto anche Ruffo di Amendolea, è uno dei più grandi simboli greci. Vittima di numerose incursioni turche e saracene, fu rimaneggiato più volte, fino al terremoto del 1783 che determinò nel terreno profondi cedimenti che coinvolsero gran parte delle strutture dell’area del castello, e fu di conseguenza abbandonata. Nel paese persiste ancora il dialetto grecanico, un patrimonio orale che si sta cercando di salvare e valorizzare.
Amendolea è patria del bergamotto. Uno straordinario agrume dalla forma dell’arancia e dal colore del limone, che cresce solo in questo spicchio di Calabria. Ricco di proprietà nutritive, è famoso per il suo impiego nella produzione di profumi e liquori.
Se ti metti con lo sguardo del viaggiatore, Amendolea dice senza parlare, come una poesia silenziosa che edifica emozioni.


foto e articolo di Giuseppe Paletta
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